Giuseppe Rando

Un Evento Storico Nell’oasi Di San Pier Niceto

San Pier Niceto, il comune dell’entroterra tirrenico della provincia di Messina a una trentina di chilometri dalla città capoluogo, si segnala viepiù come luogo accogliente, aperto, luminoso, ricco di splendori artistici – le sue dieci chiese, perlopiù settecentesche, conservano affreschi, statue, altari barocchi di eccezionale bellezza – e di incantevoli paesaggi naturali. Ieri sera, a incrementarne il fascino, vi si è svolto un evento che scavalca di fatto ogni altra contingenza locale, messinese e siciliana, per proiettarsi decisamente nella storia: l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Domenico Nastasi, su impulso, in ispecie, dell’assessore alla cultura Giuseppe Ruggeri, ha concesso all’unanimità la cittadinanza ordinaria allo scrittore, artista e drammaturgo Emilio Isgrò, noto in Italia e all’estero, anche per la rivoluzione delle famose «cancellature». Quanto dire, in primis, che San Pier Niceto ha acquisito di fatto, con questa iniziativa, un...

L’infinito di Leopardi: dalla «siepe» dei limiti recanatesi all’«immensità» illimitata dell’essere

“A tutti coloro che amano la letteratura e, in particolare, agli studenti e ai professori di tutte le Scuole Secondarie di Secondo Grado e dei Dipartimenti umanistici dedico, con un pizzico di orgoglio cariddoto, questa nuova (e forsanche rivoluzionaria) interpretazione del più famoso idillio della letteratura italiana.“ Giuseppe RANDO La critica letteraria non è un’attività divinatoria né tampoco creativa, bensì una disciplina condotta sui testi, secondo parametri e modelli codificati, a fini perlopiù conoscitivi, valutativi, descrittivi, comunque anti-impressionistici. È anche assimilabile a un’indagine poliziesca sempre aperta e mai portata a compimento. Giuseppe Petronio era solito parlare dell’opera d’arte come di uno scrigno che si apre con molte chiavi (cioè con molti metodi critici), ma giammai tanto da svelare totalmente e a tutti il suo tesoro. La metafora – indovinata invero – rinvia alla concezione laica, moderata, possibilistica, relativistica de...

Lo Stretto perduto

Inonotus tamaricis superficie sterile

  Il mio amico José Gambino soleva ripetere con disappunto, già nei primi anni della nostra docenza magisterina, che Messina è una «città sul mare» ma «non di mare». E io, cariddoto inurbato, gli «infuocavo la posta»: «Molti messinesi manco si rendono conto dell’enorme quantità di pesci – mio padre ne conosceva 169 tipi – che vivono nelle acque dello Stretto, e si contentano di mangiare fettine di pescespada e acciughe, o un polpo “alla luciana” quando gli va bene. D’altra parte, i giovani cercano il posto fisso in banca o al Comune e nessuno vuole più fare il pescatore: il piatto piange. Né gli amministratori fanno qualcosa per invertire la rotta. E però oramai il mare e la gente di mare sono guardati con «dispitto», dall’alto in basso, dai cittadini piccolo borghesi che vivono in città. Il che comporta, peraltro, sul terreno socio-economico, uno spreco incredibile di risorse umane». Il mio amico geografo annuiva. «Per non dire – aggiungevo infe...

In margine al «Padre nostro» di Dante (Purg. XI, 1-24)

Il canto undicesimo del Purgatorio si apre con la celebre parafrasi del «Pater Noster», su cui – data l’universale risonanza della preghiera – non sorprende che si sia stratificata, nel tempo, una ricca letteratura critica e filologica: basti ricordare che già il cattolico romantico Tommaseo deprecò le «aggiunzioni esplicative» del poeta, che avrebbe fatto perdere al testo in oggetto la originaria «semplicità evangelica»;i alla stessa stregua, nella temperie positivistica, se ne sottolineò, con D’Ovidio in ispecie,ii la componente «dottrinale», che farebbe rimpiangere il «sublime candore» del vangelo; in ambito crociano, poi, questa tesi fu accolta anche da Attilio Momigliano, il quale tenne, tuttavia, a evidenziare, et pour cause, «il tono di questo Pater noster: piano, umile, con un senso di stanchezza e di pochezza terrena», rilevando come la parafrasi stessa, «confrontata con l’originale, sembra una parafrasi infusa della delusione della terra, che è ...

Dante Cristiano ieri e oggi

La Divina Commedia, epica narrazione in versi dell’ascesa dell’Uomo redento al Paradiso, dopo un arduo viaggio nei tre regni oltremondani, è l’opera più grandiosa – sublime, quant’altre mai, sul piano estetico – che sia stata concepita e realizzata da mente umana. Perciò, il suo autore; Dante Alighieri, è non solo il più grande dei poeti di tutti i tempi, ma anche il sommo poeta cristiano. I papi del secolo scorso e quelli di questi primi decenni del Terzo Millennio ne hanno giustamente ratificato l’esemplare conformità ai principi e ai testi della religione cristiana. Già Benedetto XV, il 30 aprile 1921, dedicò al Sommo Poeta un enciclica (In praeclara summorum), in cui esortava i fedeli a riconoscere che un «poderoso slancio d’ispirazione egli [Dante] trasse dalla fede divina». L’argomento fu ripreso, il 7 dicembre 1965, da Paolo VI che, nella lettera apostolica Altissimi cantus, scritta in occasione della celebrazione dei 700 anni dalla nascita del ...

PER NINO FERRAÙ

(nel 97° anniversario della nascita, 12 ottobre 1923) Quella del messinese (di Galati Mamertino) Nino Ferraù è, senza meno, una delle voci poetiche più autentiche del secondo Novecento, ma la sterminata produzione dello stesso, nonostante abbia goduto del consenso di grandi critici (Benedetto Croce, Francesco Flora e Giacinto Spagnoletti in primis, per non dire dei conterranei Giuseppe Amoroso, Luciano Armeli Iapichino, Antonio Baglio, Anna Maria Crisafulli Sartori, Cosimo Cucinotta, Lucrezia Lorenzini e Maria Pina Natale), rischia di non oltrepassare i confini regionali, per la difficoltà oggettiva del lettore di poterla conoscere nella sua interezza (data anche la difficile reperibilità dei testi) – la ristampa delle poesie edite e la pubblicazione delle inedite in due distinti volumi compresi in un cofanetto da un editore lungimirante, di levatura nazionale, andrebbe sicuramente nel giusto senso – e per il pregiudizio, operativo anche in ambienti colti della città dell...

I “Leoni di Sicilia” e la realtà ritrovata

Due fatti colpiscono immediatamente e simultaneamente il lettore de I leoni di Sicilia di Stefania Auci: I) l’assoluto realismo della narrazione; II) l’estrema leggibilità del testo. Ed è pure prevedibile che qualche raffinatissimo collega storca il naso di fronte a un linguaggio del tutto immune da «ardui» sperimentalismi lessicali e di fronte al racconto fluido di eventi, magari drammatici, ma estranei a certe tortuosità tipiche della letteratura novecentesca. Può anche darsi che, con questi chiari di luna, il romanzo della Auci venga considerato «un’opera retro», un “passo indietro” rispetto agli alti traguardi darrighiani, consoliani e camilleriani della narrativa nostrana, per restare in Sicilia. Tutto può capitare, in questa strana fase della cultura e della critica italiana, ma non v’ha dubbio che I) I leoni di Sicilia sia un bel romanzo; che II) Stefania Auci possieda la dote fondamentale per chi voglia raccontare storie, cioè l’affabulazione; e che I...

A casa di Verga e Capuana

L’ultima gita dell’Associazione Culturale “Archimede” ha toccato, nella giornata di domenica 25 febbraio, due centri rinomati della geografia verghiana: Vizzini, dove il genio catanese nacque il 2 settembre (o il 31 agosto) del 1840, forse nella contrada di Tebidi, e Mineo, città natale di Luigi Capuana, non molto distante da Vizzini. Impeccabile, come al solito, la regia del professore Pietro Cavallaro. A Vizzini siamo arrivati alle 10,30 di una mattinata piovigginosa (ma meno di quanto si temeva), accolti da due splendide guide che, muovendo dalla policroma scalinata in maiolica, ci hanno subito illustrato, con assoluta competenza, storia, personaggi e luoghi significativi della cittadina. Già, in pullman, chi scrive aveva dato qualche rapida informazione sul Verga: siciliano tosto, catanese spertu e donnaiolo impenitente (a Milano, contese al Carducci il primato nei salotti. e nelle alcove, delle signore altolocate); paladino della famiglia come trincea dei valori (cont...

La lettura salverà gli uomini dall’asservimento totale

Secondo le acquisizioni più recenti della neuropsichiatria e dell’antropologia (F. Facchini, Evoluzione, uomo e ambiente, Torino 1988), sarebbe in atto, da alcuni decenni, a partire della seconda metà del secolo scorso, un’effettiva «mutazione antropologica» nel mondo occidentale, e soprattutto in Italia, causata dalla diffusione capillare della televisione e quindi dell’informatica (computer, smartphone ecc.), nonché dalla contestuale, e direttamente proporzionale, atrofizzazione dei tradizionali canali  della comunicazione scritta  (libri, giornali ecc.). Non si tratta tanto della funzione diseducativa della televisione (affrontata da Pasolini, nei primi anni Settanta del secolo scorso e sempre attuale tuttavia), quanto di un evento di portata straordinaria che rischia di travolgere la nostra vita e i modelli culturali vigenti, compreso quelli della democrazia, della libertà, della dignità della personalità umana ecc. Si sarebbe, infatti, passati da una cultura del...

La quarta edizione della “Festa delle Cascate Ritrovate di Catarratti”

Si è svolta, con crescente entusiasmo e notevole partecipazione di pubblico, nei giorni di sabato 28 e domenica 29 ottobre 2017, la quarta edizione della “Festa delle cascate Ritrovate” nell’antico casale di Catarratti di Messina, ideata e gestita con lungimirante sagacia dal professor Piero Chillé, con il concorso del Movimento “Cià era – Uniti per la nostra vallata”, della Parrocchia S. Maria Annunziata e S. Giuseppe in Bisconte-Cataratti, dell’Associazione Socio-Culturale Ctg “Città di Messina” e di non poche personalità politiche, imprenditoriali e culturali, particolarmente sensibili alla causa della conservazione dei beni culturali e del loro giusto impiego, in una sana prospettiva di sviluppo turistico-economico della città dello Stretto e del suo ricchissimo entroterra. Hanno, in ispecie, collaborato: il Dipartimento Regionale di Protezione Civile della Sicilia Nord Orientale, l’Assessorato Comunale Protezione Civile di Messina, l’ing. Antonino Ri...

Ripensando a Maria Costa

Alcuni amici, nell’osservare, su Facebook, la mia pagina di copertina in cui figuro sorridente accanto a Maria Costa, mi chiedono di parlare ancora della grande poetessa dello Stretto, da poco scomparsa. Epperò, dirò subito che Maria Costa era certamente messinese, ma, in ispecie, cittadina della Riviera Nord di Messina (che non è un mondo a sé né un paradiso terrestre, ma una realtà socio-culturale ben definita): veniva dalle barche, non – con rispetto parlando – dai salotti; conosceva bene, lo «sciroccu», il «ventu cavaleri», il «maistrali», la «lupatina, la «tramuntana, il «livanti», la «scinnenti», la «muntanti»,  la «pignatedda» che «bugghiva patati», la «brogna»,  le «bracere», i «fumenti»,  le vecchie «chi filavanu la lana», i «rinninuni», il «piscispadu», il «luvarottu», la «ciciredda», la «ncioarina», i «peddisquatra», i «cavuliceddi», l’«aspareddu  ntô bucali», il «friddu chi vi tagghiava a facci», i «maistri ...

Asterischi Messinesi

Cos’e pazz: vivo in una città dove non c’è intellettuale, professionista poeta, artista, giornalista, panettiere, negoziante, barbiere, salumaio che non si ritenga infallibile e non ostenti amore smodato di sé nonché disprezzo per i “concorrenti”; purtroppo, a me capita –  non spesso ma talvolta, sì – di mostrare la mia fralezza (poet.) d’uomo, ontologicamente limitato come tutti gli esseri umani, e di ammettere i miei errori:  per distrazione, disinformazione o altro, ma errori tuttavia. Devo prenderne atto: sono strano, in questa città di (presunti) giganti.

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Rinascimento messinese?

Ho creduto talvolta d’intravedere sintomi di miglioramento nella cultura, nella società e nella prassi politica della città dello Stretto, che da troppo tempo soggiace, invero, a una certa, diffusa atonia. Mi sono perciò proposto – da intellettuale democratico – di presentare, su questa libera testata, a scadenza settimanale, i protagonisti e gli eventi più significativi del rinnovamento in atto, senza obliterare ovviamente i non pochi fatti che purtroppo continuano a frenare lo sviluppo di questa bella e sventurata città. La singolare fioritura, in questi ultimi tempi, a Messina, di associazioni culturali (quali che ne siano i limiti) nonché di poeti in lingua e in dialetto mi è parsa, per esempio, un efficace segno di un risveglio, dopo tanto sonno. E due sillogi poetiche, che ho avuto modo di leggere in questi giorni, mi sembrano particolarmente sintoniche a quello che potrebbe essere un piccolo, risicato Rinascimento messinese. Partiamo da qui. Nino Principato poeta...

Hortus Animae: un evento memorabile nell’estate messinese

Nel suo ultimo libro, Storia linguistica dell’Italia repubblicana, Tullio De Mauro evidenziava come, nel secondo Novecento, contrariamente alle previsioni, i dialetti non siano affatto scomparsi nel Belpaese e che anzi si siano evoluti, secondo la prassi abituale delle lingue (perennemente in movimento sotto l’urgenza delle novità politiche, sociali e culturali), tanto che si è addirittura intensificata nello Stivale la diglossia dei parlanti (la parlata simultanea di una lingua e di una variante dialettale), tipica delle italiche contrade. Il dialetto conserva, insomma, o incrementa addirittura, la sua funzione espressivo-comunicativa. E se non riuscirà mai a diventare la lingua della scienza e della filosofia, come sottolineava Sciascia, poco manca (e poco importa).

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Da Piraino A Capo D’Orlando

Siamo ancora affetti, noi sicilianuzzi di Messina, da un certo provincialismo mentale: veniamo giustamente attratti dalle bellezze naturali e artistiche dei paesi europei o extraeuropei (che magari esaltiamo più del dovuto), ma poco o nulla ci curiamo delle bellezze di casa nostra. Non è un difetto enorme – anche Leopardi stravedeva per le grandi città e mal sopportava (disprezzava addirittura) la dolce Recanati – ma un difetto comunque. Sambuca, Mazzara del Vallo, San Vito Lo Capo, Aidone, Erice, Donnafugata, Scicli, Portopalo, Marzamemi, Marina di Ragusa, Modica, Sciacca, Castelvetrano, Palma di Montechiaro, Vendicari, Polizzi Generosa: ddddoove?

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“Artincentro”: la festa della poesia e dell’arte

Si è svolto nella giornata di domenica 18 giugno, a Villafranca (Messina), l’incontro annuale di poeti nonché di artisti della pittura e della fotografia – più di cento persone, invero – intervenuti per la celebrazione della “Decima Edizione Artincentro”, fondata e diretta da Rosario Fodale nell’ambito delle attività promosse dall’Associazione Culturale “Messinaweb.eu”, di cui Fodale stesso è presidente. L’evento è stato coordinato e presentato da due madrine eccezionali: l’avvocato Patrizia Causarano e la dottoressa Silvana Foti. E viene fatto di considerare come nella società civile, a Messina, semplici, privati cittadini, animati dal desiderio di contribuire al risveglio culturale della città, riescano gratuitamente, senza alcuno scopo di lucro, nel loro nobile intento, laddove non sempre enti e istituzioni pubbliche (a ciò preposte) conseguono, con tanta luminosità e prontezza, lo stesso obiettivo. È comunque un conforto, per chi ci crede, vedere...