Recensioni

Il dialetto come linfa dei popoli

No’esti  na  zannella”, 2014 Bagnara Calabra, Disoblio Edizioni

Nel  1992, il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha approvato la Carta Europea delle lingue regionali e minoritarie che prevede l’istituzione di fondi da utilizzare per tutelare il dialetto( o meglio le lingue regionali ) sia  rafforzandone la conoscenza, sia favorendone l’apprendimento. Il dialetto fa parte integrante del patrimonio culturale di un popolo e ne rappresenta la continuità e la specificità.  Rocco Nassi,  nella sua silloge che comprende trentacinque poesie ( “No’esti  na  zannella”, 2014 Bagnara Calabra,Disoblio Edizioni pg. 76), utilizza il dialetto di Bagnara, suo luogo d’origine, consapevole del fascino e della musicalità di un idioma che, nonostante il trascorrere dei secoli, conserva l’immediatezza e la plasticità del linguaggio antico, senza scadere nel conformismo di una lingua paludata come l’Italiano. Il titolo rappresenta appunto l’impegno del poeta nel voler dare dignità di lingua al dialetto:”U nostro dialettu/chi nc’è nta sta terra, /è na cosa seria:/no’ esti na zannella “( uno scherzo).

La raccolta risuona delle voci del popolo ,dell’antica sapienza degli avi, della semplicità e dell’icasticità della gente calabrese. Però  Nassi è anche un poeta colto e ciò traspare dai riferimenti storici, dalle note paesaggistiche, dagli approfondimenti mitologici. I paesaggi rappresentano scorci marini come in “ Bagnara ,”Sirena ‘i stu mari” ( Bagnara  con Scilla a pochi chilometri e Messina  di fronte, pencolanti nel mare delle Sirene) o montani  come in “Avimu sta furtuna” (il monte sant’Elia si staglia quasi un balcone proteso sul  mar Tirreno). Altri spunti danno luogo a bozzetti vivaci e colorati quale “Nu vecchju “ dove solo la carità di un cane riesce a preservare un povero vecchio dal totale abbandono  o “ Nonnu Cicciu” in cui un analfabeta incantatore  riesce a fare  storia con le sue belle favole oppure  “ U piscaturi ‘i spassu” (sportivo) che quando va bene porta a casa “quattru pisci” ma il più delle volte “na stuvala senza sola”. Anche gli animali offrono degli stimoli alla vena poetica di Nassi,  quasi creazioni dell’immaginario popolare:” U lapuni”, “ A serpi”, “ N’ passereju “.

Quadretti umoristici ( “U porcu r’u zzi Ninu”) producono nel lettore un riso spontaneo che serve a stemperare i toni più seri del corpus poetico. Tra i testi più intensi si collocano quelli che  focalizzano il legame dell’autore con la  terra natale:”Terra mia” , in cui il poeta si sofferma sul doloroso tema dell’ emigrazione: mentre un tempo la Calabria è stata abitata da una serie vastissima dei  popoli , che l’hanno  resa grande , oggi i suoi figli sono costretti all’esodo. L’abbandono della terra-madre è l’unico antidoto alla miseria ,tuttavia il poeta si rifiuta di lasciala e, servendosi della poesia, sa resistere alla sorte avversa.”U Poeta” il cui mestiere è acconciare i versi  deve rimanere e testimoniare la storia di un popolo fiero, violato ma non prostrato. “Jeu  rrestu ccà”, con fermezza  Nassi ribadisce la sua volontà di restare e operare nel suo paese, facendo pulizia di tutti quei calabresi che vivono nell’illegalità.

La Calabria  che ha visto alternarsi, nei secoli, popoli e culture provenienti da tutto il Mediterraneo (“ Terra’ i reami”), deve continuare nella sua opera civilizzatrice senza cedere alla violenza e alla prevaricazione prodotta dalle sue stesse viscere. La verve poetica è  sostenuta da una lingua atavica, il dialetto di Bagnara, inserito con caratteristiche sue proprie nell’ampia famiglia dei dialetti siculo-continentali. I fenomeni  fono-linguistici che lo caratterizzano (il rotacismo, il betacismo, la duplicazione delle consonanti iniziali di alcune parole etc.) creano un effetto musicale che contribuisce alla piacevole leggibilità del testo.