Nepal – La valle di Kathmandu
Solenni montagne e tradizioni antichissime
Ho visitato questo incredibile e pacifico paese tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017. Quando viaggio sono inevitabilmente attratta più dalle persone che dai paesaggi e l’itinerario, già prima della partenza, mi aveva fatto innamorare dei luoghi e soprattutto dei volti che avrei incontrato: credenze e cerimonie di un popolo mite e sorridente in un’atmosfera lontana e armonica, ricca di odori e di colori che emozionano e toccano l’anima. E’ stato uno di quei percorsi che non avrei voluto finisse mai…. La mia visita nepalese ha interessato sostanzialmente la valle di Kathmandu e qui sono rimasta affascinata dalla magnificenza dei templi di Durbar Square (alcuni purtroppo molto danneggiati dall’ultimo terremoto), dalla semplicità antica delle attività quotidiane di alcuni villaggi limitrofi e mi sono sentita indifesa e ammaliata di fronte alle vette della catena himalayana, lontane e imponenti come giganti immobili, ghiacciati e silenziosi.
Il mio viaggio inizia proprio dalla capitale Kathmandu, una città colorata, caotica, inquinata, sommersa ad ogni angolo di strada da montagne di cavi elettrici polverosi e sospesi, dove i mercatini e le bancarelle sono ovunque, dove la gente, con un’aspettativa di vita di 58 anni, non smette mai di essere gentile e sorridente e lo esprime nel saluto ‘Namaste’ con le mani giunte, che vuol dire ‘Che tutte le qualità che sono in te siano benedette da Dio. Ti porgo il mio saluto’.
Ho l’opportunità di vedere il palazzo della Kumari, la dea bambina, le antiche pagode di Durbar Square, le strade affollate di negozietti di ogni genere. Nei dintorni visito Swayambunath, il più antico stupa della valle e uno dei più antichi santuari buddisti del mondo invaso da macachi urlanti e dispettosi, Kirtipur dove l’assenza di veicoli ne fa un paese incantato immerso nel medioevo, ricco di testimonianze artistiche come il tempio di Bagh Bhairava, l’Uma Hahgshvara, l’Adi Buddha, lo stupa di Chitubihar. Un’escursione che mi lascia ammutolita e impreparata è a Dakshinkali (tempio della dea Kali) dove si compiono sacrifici di animali portati dai fedeli: quì il sangue che sgorga dalla gola delle bestie irrora l’immagine della dea placandone, secondo la credenza, la famigerata sete. Il tutto si svolge in un silenzio anomalo, dove sembra che anche gli animali siano consapevoli dell’importanza della loro immolazione.
Imperdibile e irreale è Pashupatinath, dove il visitatore può liberamente assistere alla cerimonia della cremazione dei defunti lungo il fiume Bagmati. I parenti si distinguono dagli altri perché sono vestiti di bianco in segno di lutto. Il fuoco impiega ore a ridurre un individuo in ceneri che vengono poi gettate nel fiume dove, come in India lungo il Gange, la vita continua normalmente: si gioca e ci si lava, si svolgono insomma le normali attività di una quotidianità che continua immutabile da secoli. Le meraviglie di questa valle si susseguono: Bodnath considerato il centro principale del
buddismo nepalese con il suo stupa bianco; Kopan importante monastero tibetano che pare sia una meta obbligata, una volta nella vita, per il credente buddista; il villaggio di Thimi sulla strada per Bhaktapur (Bhadgaon) intatto e incontaminato e ancora Changu, Nayaran e Budhanilkantha, dove si trova il budda dormiente che viene lavato tutte le mattine in alcuni periodi dell’anno durante un articolato cerimoniale. Anche i villaggi newari di Khokana e Bungamati disseminati lungo le pendici della valle di Kathmandu meritano una visita, fatta magari a piedi, soffermandosi ad osservare la quotidianità della popolazione, fatta di piccoli gesti e di mestieri antichi tra gli sguardi muti e accondiscendenti e le grida felici dei bimbi, sempre curiosi e vogliosi di comunicare.
Un’atmosfera totalmente diversa ma comunque magica è la visita al parco Chitwan. Qui la natura la fa ancora da padrona: un tuffo in un mondo tropicale dove si possono incontrare rinoceronti, cervi, coccodrilli, scimmie e con un po’ di fortuna la tigre. Si consiglia la visita sul dorso di un elefante che viene meglio tollerato dagli animali della foresta. Ho avuto la possibilità così di vedere per la prima volta, e molto da vicino, il rinoceronte bianco intento a cibarsi assolutamente indifferente alla mia presenza. Non si può lasciare il Nepal senza una salita in montagna. Il mio itinerario parte dalla turistica cittadina di Pokhara, situata su un vasto lago ai piedi del maestoso Macchapucchare, detto il Cervino nepalese. Questa in effetti è la base di partenza di moltissimi trekking e di brevi rafting sui fiumi. Il mio percorso dura quattro giorni che si rivelano una vera e propria immersione nella pace e nella tranquillità, dove la fatica e a volte il freddo sono largamente compensati dall’emozione degli incontri nei vari villaggi che si attraversano e dai panorami mozzafiato, bianchi di neve e blu di cielo.
Le cose belle si sa durano poco o almeno non abbastanza…è già ora di tornare a casa e di pensare alla prossima meta.