La poesia come scavo dell’anima

Il linguaggio poetico, per sua peculiarità, ha un potere evocativo, è immaginifico e, con parole pregnanti di significato, riesce ad esplorare il mondo dei sentimenti, facendone emergere le motivazioni interiori più profonde. La silloge poetica di Anna Giuffrida (“PsicoPoetica” Robin Edizioni SRL, Torino 2022 pg 116) ne è prova evidente. L’autrice, in un momento difficilissimo della sua vita, segnato dalle perdita della madre adorata, riesce, faticosamente ad emergere, dal “buio e dall’annullamento”in cui è risucchiata, attaccandosi al solido baluardo della poesia salvifica che le consente di rivivere momenti “preziosi”di un passato indimenticabile.

La figura della madre che inizialmente, sembra sfocarsi in un nulla eterno, rievocata dai versi, ritorna ad essere presente, occupando il posto di maggior rilievo nell’immaginario di Anna. Viva e presente, anima il mondo poetico della figlia, ne diventa complice, sorella, amica e le rimane accanto, testimone silenziosa ma sempre attenta e solerte. Il distacco dalla figura materna viene, quindi, in qualche modo confortato da una poesia che concretizza le cose, animata da un dialogo ininterrotto e da un solido accordo.

E’ proprio la madre, dai cieli lontani ad indicarle una via di fuga dal dolore: loro due non si separeranno mai e, da diverse sponde, guarderanno al mondo con quella univocità d’intenti che è stata la base della loro “complicità”. C’è una stanza , però, dove può meglio realizzarsi un “transfert” : è quella dei ricordi, in cui le immagini sono ormai sbiadite ed il silenzio regna sovrano, anche se, in un angolo remoto , continua il “brusio” di ciò che è già accaduto e che ormai vive di vita propria. Quanti messaggi ,ormai decriptati, ma non messi da parte, sono lì , ancora vivi e palpitanti. La comunicazione mai interrotta non dà spazio alla disarmonia, tiene aperti i contatti: “ Mamma ti cerco ,dove sei?”…”Chiedo lacrime leggere alla mente e libertà per il mio cuore”. Tuttavia si deve procedere senza esitazione, la morte ha sfiorato la vita ma” La vita risale dal cuore agli occhi. Fino alla mente…aspetto di rinascere” .Bisogna rialzarsi ed integrarsi di nuovo con il reale. Non ci si può annichilire”l’acqua,il vento, la speranza , la vita” aprono nuove strade. Il lettore , coinvolto intensamente, decripta a questo punto il significato subliminale del testo: Il dolore ti scarnifica, ti spoglia e tu perdi la connessione con te stesso. Devi cercare di rinascere, sarai nudo ma riprenderai a vivere. La grande perdita è ora compensata dalla presenza eterea della madre che è lì con “la sua testarda dolcezza”. Non occorre più lo spago di un aquilone per volare ma il vento del Sud che soffia lento così da asciugare le lacrime. La madre è ormai eterea presenza ma il suo messaggio è inciso nel cuore e nella mente della figlia: “Bisogna non rinunciare mai alla vita e prenderne il bello perché la morte subdola è alle nostra spalle pronta a ghermirci, ma fino all’ultimo dobbiamo resistere ed ingannarla”.La madre sarà sempre con lei, ormai compiuto il transfert:la figlia è madre , la madre è figlia. Annullate le distanze, vivono osmoticamente insieme. Madre e figlia procedono vicine, l’una apparente, l’altra celata: la loro voce, all’unisono, intona la canzone preferita da entrambe, il canto si eleva, è unico. Anna le ha ceduto “un angolo del suo cuore e dell’anima” ,una sede privilegiata da cui la madre potrà ancora comunicare con lei ed, attraverso lei, con il mondo: quell’angolo che lei definisce “Toponomastica del cuore”.