Quel papa che soggiornò a Messina

Dopo sette lunghi estenuanti mesi di assedio, il 26 marzo 1162, vinta dalla fame e dagli stenti, Milano si arrendeva a Federico I Hohenstaufen detto Barbarossa. La città per punizione venne rasa al suolo e molti dei suoi figli migliori furono atrocemente massacrati.

Prese dal panico e dalla paura, le altre città lombarde ostili all’Imperatore, per non dover subire la stessa sorte di Milano, si arresero.

Il disegno del vincitore era quello di sottomettere tutta l’alta Italia, continuare la sua marcia sino a Roma, deporre papa Alessandro III, acerrimo e irriducibile avversario delle sue mire politiche, e fare riconoscere legittimo l’antipapa Pasquale III, un fantoccio da lui voluto e sostenuto in contrapposizione al vero pontefice.

Papa Alessandro consapevole del pericolo, aiutato dai genovesi, riparò in terra di Francia mettendosi sotto al protezione del re Luigi VII.

Tra lotte, dispute e alterne vicende, malgrado i ripetuti tentativi del Barbarossa di averlo in suo domino, il pontefice restò in Francia per quasi due anni.

Intanto nasceva un altro dissidio, tra il papa e Enrico II re d’Inghilterra: il re era entrato in aperto conflitto con l’arcivescovo di Canterbury, Tommaso Becket; e il Papa, intervenendo in difesa del primate inglese, suscitava le ire di Enrico. Luigi VII a questo punto si trovava tra due fuochi: non poteva permettersi di ospitare ancora nelle sue terre il Papa senza scontentare oltre all’Imperatore anche il re d’Inghilterra.

Il Papa, convinto che la situazione venutasi a creare non avrebbe fatto altro che aggravare le cose, si armò di coraggio e sfidando ogni pericolo, decise d rientrare a Roma.

Nella primavera del 1165 si metteva in cammino e, dopo aver attraversato gran parte della Francia, si imbarcava a Linguadoca. Durante un assalto di navi guidate dai Pisani, che in quel tempo erano fautori dell’Imperatore, lo costrinsero a dirottare verso la Sicilia.

Avvenne così che nell’agosto dl 1165 papa Alessandro III, al secolo Rolando Bandinelli, senese, sbarcasse a Messina.

Le accoglienze che i messinesi tributarono al Sommo Pontefice furono trionfali ed entusiaste. La lotta in atto tra l’Impero e il Papato faceva di Alessandro, accanito difensore dei diritti della Chiesa, un personaggio di primo piano. Fu dunque per Messina un avvenimento eccezionale.

La popolazione si riversò per le strade festosa, acclamante e piena di gioia, per avere la ventura di vedere di presenza un Papa, cosa assai insolita in quel tempo per una città della Sicilia.

Il re normanno Guglielmo I aveva mandato incontro al Pontefice per scortarlo e ossequiarlo una piccola flotta di galere pavesate  a festa e cariche di ricchi doni. In effetti egli era vassallo della Chiesa in virtù del diritto feudale riconosciutogli ancora recentemente nel trattato di Benevento, stipulato con Adriano IV, l’unico Papa inglese che la storia ricordi.

Tutta la corte, con in testa il re Guglielmo e la regina Margherita di Navarra, accolse con rispetto e devozione il Pontefice. Il Marcora nella sua Storia dei Papi dice: “A Messina Alessandro III si fermò tre mesi ed ebbe tante dimostrazioni di affetto e di onore”.

Durante tutto il tempo della sua permanenza a Messina, il Papa dimorò al Gran Priorato dei Cavalieri Gerosolimitani; il suo seguito, composto da cardinali vescovi prelati e servitù, trovò sistemazione e ospitalità nei palazzi delle famiglie più facoltose della città. In quel tempo Messina, grazie anche ai privilegi e alle franchigie ottenute con grande larghezza dai re normanni, si apprestava  a diventare una delle più ricche e importanti città del Mediterraneo.

A capo della vastissima diocesi messinese era l’arcivescovo Roberto III che con la collaborazione dei vescovi suffraganei, del vecchio Luca primo archimandrita e dello Stradigò Ruggeri da Roano, si prodigò in ogni modo per rendere gradevole il soggiorno del Papa in Sicilia.

Manifestazioni religiose e incontri politici si susseguirono quotidianamente. I vescovi di tutta l’isola vennero a Messina per rendere omaggio e obbedienza a Papa Alessandro. Non mancarono le feste ed ebbero la loro conclusione nel solenne pontificale che si svolse in Cattedrale.

Guglielmo I, detto il Malo, figlio di Ruggero II, primo re normanno della Sicilia, approfittò della presenza del Pontefice per farsi incoronare re con una fastosa e imponente cerimonia.

Venuto il momento della partenza, il popolo di Messina rinnovò al Papa il suo tributo di affetto. Erano venute a salutarlo persone accorse da tutta l’Isola. La regina Margherita presentò al Pontefice preziosi doni accompagnati dalla cospicua somma di 60.000 fiorini, assicurando l’impegno di ulteriori aiuti che la Sicilia avrebbe fornito alla Chiesa per la lotta contro l’Imperatore Barbarossa. 

G. D. Gallo a conclusione del soggiorno di papa Alessandro III nei suoi Annali scrive: “E poi venne dal Re medesimo sulle proprie galee restituito in salvamento a Roma”.