C’era una volta la “Festa degli alberi” 

Il 21 novembre di ogni anno è dedicato in Italia alla così detta “Giornata nazionale degli alberi”, istituita dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio con la legge 14 gennaio 2013, n. 10, in sostituzione della più antica “Festa degli alberi”, andata nel frattempo in disuso. 

Scopi dichiarati all’art. l, primo comma, della legge 10 sono: perseguire, attraverso la valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l’attuazione del protocollo di Kyoto, ratificato ai sensi della legge 1º giugno 2002, n. 120, e le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico, la protezione del suolo, il miglioramento della qualità dell’aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all’albero nella cultura italiana e la vivibilità degli insediamenti urbani.

A fronte di obbiettivi tanto ambiziosi ci si aspetterebbe uno spiegamento di forze all’altezza del compito e una forte mobilitazione dell’opinione pubblica attraverso servizi giornalistici ed audiovisivi adeguati, così come, peraltro, farebbe pensare quanto si legge al secondo comma del predetto art.1:  Il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare realizza nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle università e negli istituti di istruzione superiore, di concerto con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali iniziative per promuovere la conoscenza dell’ecosistema boschivo, il rispetto delle specie arboree ai fini dell’equilibrio tra comunità umana e ambiente naturale, l’educazione civica ed ambientale sulla legislazione vigente, nonché per stimolare un comportamento quotidiano sostenibile al fine della conservazione delle biodiversità.

Sono certo, invece, che il 21 novembre dell’anno pochi si accorgano della “Giornata nazionale dell’albero”, avvenimento affidato ad istituzioni povere di risorse finanziarie, ma soprattutto pochissimo motivate. A leggere il maggiore quotidiano di Messina, ad esempio, i Comuni che in provincia hanno aderito all’iniziativa nel 2022 sono appena una decina su 108, spesso delegata ad associazioni ambientaliste come WWF e Legambiente.

Eppure nei primi 80 anni del XX secolo, tranne alcune interruzioni forzate, la “Festa degli alberi” è stata un appuntamento annuale atteso e significativo, al quale hanno partecipato massicciamente e in modo convinto istituzioni civili, militari e religiose, rappresentate ai massimi livelli, e migliaia di scolaresche di ogni ordine e grado. In tali occasioni sono state affidate alla terra milioni di piantine che hanno dato origine a boschetti, alberature stradali e parchi urbani ancora esistenti (la pinetina nei pressi di Piazza Castronovo a Messina vanta questa origine). 

Per quanto sopra ho ritenuto opportuno, a beneficio segnatamente dei più giovani, ricostruire per sommi capi la storia di una tradizione così gloriosa e benemerita, purtroppo gradualmente decaduta, traendo molte notizie da un libercolo diffuso anni addietro dal Corpo Forestale dello Stato, prima che uno sciagurato provvedimento governativo del 2015 ne decretasse la soppressione e il trasferimento del personale in servizio all’Arma dei Carabinieri. Incurante del fatto che si lasciava sguarnito in tal modo l’intero comparto collinare e montano (oltre i due terzi del territorio nazionale), dove si decidono le sorti dell’assetto idrogeologico del nostro Paese e si concentra buona parte della biodiversità animale e vegetale (fortunatamente, almeno per ora, il Corpo Forestale continua ad esistere presso le Regioni a statuto speciale, Sicilia compresa, dove conserva per intero i compiti istituzionali d’origine).

Quando, dunque, dove e perché venne istituita la “Festa degli alberi”?

Suo luogo di nascita sono gli Stati Uniti d’America, l’anno di nascita il 1872, lo stesso che tenne a battesimo il Parco nazionale di Yellowstone, il primo nel mondo del genere, oggi patrimonio dell’UNESCO. In quell’anno il governatore dello Stato del Nebraska, Sterling Morton, dopo una serie di devastanti alluvioni provocate dalle inconsulte deforestazioni avvenute negli anni precedenti, istituì The Arbor Day, un giorno dell’anno da dedicare all’educazione dei cittadini verso il rispetto dell’ambiente e a promuovere l’incremento della superficie boschiva così gravemente depauperata in precedenza. La proposta fu accolta con schietto entusiasmo, tanto che nei primi due anni furono messi a dimora, nel solo Nebraska, circa tre milioni di piantine, diventate oltre 300 milioni nel volgere di poco tempo. La decisione fu ben presto adottata da quasi tutti gli Stati nordamericani fino ad assumere carattere nazionale.

L’encomiabile iniziativa venne introdotta in Europa nel 1889 ad opera proprio di un italiano, Guido Baccelli (1832-1916), illustre clinico e umanista, Ministro in carica della Pubblica Istruzione, rimasto famoso, tra l’altro, per avere istituito la Galleria d’arte moderna, rivalutato il patrimonio artistico e architettonico della Capitale, avviato la bonifica dell’Agro Romano, introdotto l’insegnamento pratico di agricoltura nelle scuole elementari, combattuto la malaria e l’afta epizootica. Dietro suo impulso, il 21 novembre di quell’anno ebbe luogo a Roma, in zona poco distante dalla Basilica di S. Giovanni in Laterano, una solenne manifestazione alla presenza della Regina Margherita, della Principessa Elena, vari Ministri e Parlamentari, alte autorità civili e militari. Le cronache riferiscono che intervennero per l’occasione 10.000 alunni di elementari e medie, un migliaio di universitari e ben 50.000 civili. 

Tre anni più tardi, sempre per merito di Baccelli, questa volta nelle vesti di Ministro dell’Agricoltura, la Festa degli alberi fu estesa a tutto il Paese (Regio Decreto 2 febbraio 1902, n.18). La “Città eterna” venne nuovamente chiamata ad ospitare un sontuoso raduno a cui parteciparono i sovrani, uno stuolo di autorità e tutte le scolaresche della città. Il posto prescelto per la piantagione fu Monte Antenne, un colle di 600 metri sito alla confluenza del Tevere con l’Aniene, dove le 15.000 piantine messe quel giorno a dimora hanno dato origine all’area verde diventata parte dell’attuale parco di Villa Ada (una stele marmorea col nome di Guido Baccelli fa bella mostra di sé presso il vivaio forestale Camaro, sui Monti Peloritani, dove ebbe luogo una delle tante feste degli alberi celebrate a Messina).

Trascorso il primo conflitto mondiale, durante il quale rimase sospesa ogni manifestazione, la “Festa degli alberi” venne riproposta col Regio Decreto 30.12.1923 n. 3267 (art. 104), la famosa legge quadro forestale, tuttora in gran parte vigente, la quale, tra l’altro, affidava al Corpo Forestale dello Stato, opportunamente riorganizzato, il controllo di tutte le attività economiche praticate nelle aree a rischio di dissesto fisico. 

Dal 1937 fino al secondo conflitto mondiale, la “Festa degli alberi” subì un certo declassamento per lasciare spazio ai rimboschimenti volontari pensati per solennizzare la vittoria dell’Italia fascista sull’Etiopia di Hailé Selassié. Ancora oggi molti Comuni italiani, anche in Sicilia, conservano impianti forestali risalenti a quegli anni denominati, appunto, “boschi dell’impero”.

Dopo la seconda guerra mondiale, la “Festa degli alberi” riacquista splendore nel 1948, in uno con l’entrata in vigore della Costituzione italiana, e valorizzata al massimo nel 1951 dal Ministro dell’Agricoltura del tempo, Amintore Fanfani (1908-1999, sei volte Presidente del Consiglio, nove volte Ministro della Repubblica), allorché essa viene celebrata in “pompa magna” presso Monte Mario a Roma, presenti il Presidente del Consiglio dei Ministri, Alcide De Gasperi (1881-1954), il Ministro della Pubblica Istruzione, Antonio Segni (1891-1972, poi divenuto il 4° Presidente della Repubblica), moltissime altre autorità civili e militari, e ben 66 Delegazioni nazionali della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, fondata nel 1945 in Canada e trasferita proprio quell’anno a Roma), provenienti da ogni parte del mondo. Da allora, per quasi un trentennio, è stato un crescendo continuo, fino a coinvolgere quasi tutti i Comuni d’Italia, come confermano i puntuali censimenti annuali conservati negli archivi. I numeri più consistenti si registrano nella stagione silvana 1959-60, allorché vengono contabilizzati 7.544 Comuni partecipanti sui quasi 8.000, 2.381.233 alunni e 1.634.284 piantine messe a dimora. 

Il declino comincia a partire dal 1979, quando la manifestazione è delegata alle Regioni, sia ordinarie che a statuto speciale, le quali la lasciano gradualmente deperire, sia per la dichiarata carenza di fondi e di personale, ma soprattutto per la non dichiarata mancanza d’impegno e di consapevolezza.

Forse anche per questo lo Stato sente la necessità d’intervenire qualche anno dopo, obbligando i Comuni a piantare un alberello per ogni nuovo nato, pena la perdita di alcuni benefici economici (legge 29 gennaio 1992, n. 113, poi modificata, in quanto anch’essa disattesa, con la legge 10/2013 ricordata in premessa).

Per dare un’idea della rilevanza assunta in passato dalla “Festa degli alberi” anche a Messina, basta scorrere la cronaca riportata nel numero di aprile 1960 dal giornale locale “Agricoltura Messinese – Periodico mensile di Tecnica e Propaganda Agraria”, dal quale ho tratto (per chi ha voglia e pazienza) gli ampi stralci che seguono:  Con una solenne cerimonia è stata celebrata il 21 marzo scorso presso il Seminario Arcivescovile di Giostra la Festa degli alberi, organizzata dall’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste, d’intesa con il Provveditorato agli Studi. Sono intervenute le maggiori autorità e una folta rappresentanza di istituti scolastici. Erano presenti: l’Assessore regionale, on. Pettini, il Vescovo Ausiliare, Mons. Carmelo Canzoneri, il Prefetto dott. Joannin, il Procuratore Generale, comm. Rossi, il Procuratore della Repubblica, comm. Bilotta, l’Assessore Pollicini in rappresentanza del Sindaco, il Comandante di Maresicilia, Ammiraglio Forza, il Comandante della Divisione “Aosta”, generale Mancuso, il sen. Ragno, l’on. Salutari, il Provveditore agli studi, prof Grassi, il Capo dell’Ispettorato Agrario, prof. Bova, il Comandante della direzione di Artiglieria, col. Meli, il Comandante della Legione dei Carabinieri, col. Cardinale, il Questore, comm. Ribizzi, e numerose altre personalità. Erano inoltre presenti il Capo dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste, dott. Giovanni Saletti, il Capo dell’Azienda Forestale, dottor Giorgio Caputo e un gruppo di funzionari forestali, tra i quali l’ing. Urbani, il dott. Crea, il prof. Urso. […] Hanno fatto gli onori di casa il Rettore del Seminario, Mons. Pantaleone Minutoli, il vice segretario particolare dell’Arcivescovo, Mons. Pajno, ed il cerimoniere Mons. Previti. […] Hanno parlato agli intervenuti sul significato della celebrazione lo studente Filadelfo Maurizio Maci dell’Istituto Agrario di San Placido Calonerò, l’Assessore regionale on. Pettini […] e il Vescovo Mons. Canzoneri. […] La cerimonia si è conclusa con la collocazione a dimora di circa 200 piantine di Eucalyptus, cipressi e pini dei vivai di Colle San Rizzo nella collina retrostante il Seminario Arcivescovile. […] Le scolaresche hanno sistemato le piantine, coadiuvate dal personale del Corpo Forestale.

Confrontando la descrizione di cui sopra (nemmeno riportata per esteso) con qualsiasi altra dei nostri tempi, viene da pensare che oltre mezzo secolo sia trascorso invano: nonostante le leggi e i proclami roboanti.