​​​​​​​‘Requie a l’anema soia… I morti non fanno paura’

… anzi!

A egregie cose il forte animo accendono l’urne de forti…”

L’intitolazione di una delle commedie di Eduardo, quella del 1926, che mi dà il titolo, ed il raccordo con gli immortali versi del Foscolo sono assolutamente pertinenti con la serata colta voluta da Accademia Culturale Zanclea e da ADSeT e si attagliano strettamente alla sensibilità intellettuale della Relatrice da esse chiamata a disquisire su Eduardo, la prof.ssa Rosa Foti Migneco

Docente emerita di Lettere italiane presso vari istituti scolatici del Nord Italia, approdava poi e vi  concludeva la carriera in  quello che fu il prestigioso Istituto Magistrale ‘E. Ainis’ di Messina.

 

Ella era apprezzata dagli alunni – i migliori e più severi giudici di un professore – per la Sua immediatezza nel rapportarli alle più belle pagine del nostro Umanesimo letterario di ogni tempo: non è stata da meno in occasione della Sua Relazione su Eduardo De Filippo, come si espettavano Claudio Stazzone, presidente della Accademia Culturale Zanclea, che la aveva individuata ed Angelo Miceli, presidente della Associazione Dirigenti Scolastici e Territorio. Scuola, Cultura e Società, che ne aveva condiviso la designazione.

 

PresentandoLa agli Astanti, Gustavo Ricevuto saluta la Sua amica – ancor più che da Lui conosciuta docente dei tempi andati – compiacendosi di ospitarla presso la prestigiosa Università ‘Pegaso’, e lo fa a nome Suo e di Suo fratello Nanni Ricevuto, impedito da impegni istituzionali, che ben volentieri aveva posto il salone della detta Università a disposizione.

 

A Sua volta l’alacre Angelo Miceli si compiace di essere entrato in interazione col Sodalizio parallelo ACZ per la qualità della Relatrice che si accinge a disquisire e per il tema – Eduardo – che va a caratterizzare la serata colta su una figura di indiscussa autorità nella storia della commediografia e drammaturgia novecentesca, e ricorda l’intensa attività del semestre appena trascorso di ADSeT, che per altro ha donato ai soci un indimenticabile viaggio in Polonia tra i Sodali alla ricerca di quella cultura.

 

Claudio Stazzone, nella sua presentazione della Relatrice ricorda come si conoscessero da un tempo immemorabile, docenti tutti e due nello stesso istituto, da tanti di quegli anni che un uomo non può nascondere, ma che per una signora, sono sempre l’altro ieri, poiché per una donna l’età è un ‘optional’ che la freschezza della Sua immagine dissimula in ogni caso. Egli si compiace, altresì, a nome di Accademia degli eventi colti che la stessa in più di cinque anni ha offerti alla Città per la quale si batte in tema di assiologia, identità e di aggregazione di squadra.

 

Rosa Foti Migneco, qui giunti, introduce il tema con la Sua ‘verve’, il brio che non può non accompagnare il disquisire di cultura se non si vuole rendere stucchevole quanto si ha il piacere di mettere a disposizione dell’Uditorio: ne viene fuori un Eduardo, figlio d’arte di padre (Vincenzo Scarpetta), concepito nella relazione extraconiugale con la sartina della sua compagnia teatrale, Luisa De Filippo.

 

Di teatro dunque si alimenta da subito, e quando viene relegato in collegio vuole evaderne con la fuga; è in occasione del suo servizio militare tra i bersaglieri che ‘butta giù’ la sua prima commedia: ‘Farmacia di turno’; da lì sarà un crescendo di produzione letteraria.

Ma non si limita a calcare le scene del teatro sui testi propri o al dedicare le sue ore al tavolo di lavoro sul quale riversa il frutto della sua creatività; si apre dunque al cinema, alla televisione ed alla vita sociale: il frutto maturo di tutto questo sarà una doppia laurea ad ‘honorem’ (Birmingham e Sapienza RM) e la nomina a senatore a vita.

 

La relazione della Foti dunque si sviluppa piacevolmente su alcuni dei più significativi richiami alle opere di Eduardo: “Natale in casa Cupiello”, “Farmacia di Turno”, “Filumena Marturano”, “Napoli milionaria”  “Gli esami non finiscono mai”, “Il berretto a sonagli”, e la trasposizione in napoletano de “L’abito nuovo” di Pirandello.

 

Questa dà alla Relatrice l’innesco sul tema della collaborazione di grande intesa tra Eduardo e Pirandello, e la Stessa ne trae occasione per evidenziare il diverbio occorso tra Eduardo ed il fratello Peppino, il quale non amò la scelta del fratello di discostarsi dalla napoletanità.

 

Il discorso di relazione mira a tal punto a cogliere le similitudini e le differenze tra i due grandi della produzione novecentesca: il pessimismo filosofico pirandelliano, che scava sulla interiorità dei protagonisti entro una scomposizione della realtà  e la voglia di indagine dei sentimenti di Eduardo, che lo rende consapevole della concreta difficoltà di comunicazione tra le persone (l’incomunicabilità) che frustra il suo aspirare alla comprensione umana, alla solidarietà, alla composizione del contrasto sociale tra le classi, tra la ricchezza e la povertà, e tutto questo diversifica l’umorismo pirandelliano dalla comicità eduardiana. In ambedue, sottolinea la relatrice, si tradisce il non essere riusciti ad affrancarsi dal regionalismo, nonostante vi aspirassero, per la forza con cui le tradizioni e le influenze regionali li condizionavano.

 

La relazione si conclude con la lettura in napoletano di una poesia del De Filippo (‘A gente’), a cui fa eco lo scroscio degli applausi del gremitissimo salone di Università ‘Pegaso’.

 

Al momento del congedo Gustavo Ricevuto si complimenta con la Relatrice per la gradevolezza dell’incontro, così coinvolgente e ricco spunti accattivanti; Claudio Stazzone prega la vicepresidente di Accademia prof.ssa Agata Midiri di consegnarLe il  Memento-ACZ in similpergamena della serata, e riserva se stesso il piacere del proprio omaggio floreale; Angelo Miceli con gesto amabile chiama al tavolo le tre signorine nipoti di Rosa Foti perché siano loro a consegnare alla nonna il Grest di ADSeT.

 

Alcuni passaggi video, qui proposti, possono trasmettere il ‘tono’ della serata

 

Claudio Sergio Stazzone

 

Evento correlati

Eduardo, l'uomo e il commediografo