Phallus impudicus L. (1753)

Ci piace presentare, in questa nuova “Riflessione Micologica”, sulla scia di altre precedenti che ci hanno consentito di addentrarci nel meraviglioso mondo dei funghi Gasteromiceti, una specie fungina che per la particolare conformazione morfologico strutturale presenta tutti i requisiti per essere considerata specie “dall’aspetto particolare” [Della Maggiora, 2008].

Phallus impudicus appartiene, infatti, per la caratteristica conformazione morfologico-strutturale, al gruppo informale dei Gasteromiceti nel quale vengono posizionati funghi a sviluppo angiocarpico (quando il fungo si sviluppa all’interno di una membrana protettiva, detta peridio, che avvolge la zona fertile evitando contatti con l’esterno fino alla completa maturazione). Viene caratterizzato, come tutte le specie fungine appartenenti alla famiglia delle Phallaceae, dalla particolarità del ciclo vitale e dalla conformazione morfologico strutturale.

Si presenta, nella fase embrionale della sua formazione, inizialmente semiipogeo, con forma globoso-ovoidale, con caratteristici cordoni miceliari (rizomorfe) che uniscono i numerosi carpofori che, ancora chiusi o già aperti, si formano, tipicamente, nella stessa area [Sarasini, 2005]; viene protetto da una membrana esterna chiamata peridio formata da tre strati funzionali che, a partire dalla parte più esterna, assumono le seguenti denominazioni: esoperidio, mesoperidio, endoperidio. Durante la fase di maturazione iniziale si forma, all’interno del peridio, uno spesso strato gelatinoso che racchiude, nella parte inferiore, un piccolo nucleo di tessuto primordiale di colore biancastro collegato al cordone miceliare. Tale nucleo durante la maturazione perde sempre più la consistenza gelatinosa assumendo la conformazione di una struttura portante, sempre più allungata, chiamata ricettacolo. Procedendo verso la maturazione, sotto la spinta del ricettacolo che raggiunge dimensioni anche quadruplicate rispetto a quelle inziali, il peridio si lacera lasciando fuoriuscire il ricettacolo stesso che ha completamente perso l’iniziale consistenza gelatinosa ed assunto una nuova conformazione strutturale alla cui sommità presenta numerose cellette imeniali contenenti una sostanza mucillaginosa di colore verde e di odore nauseabondo chiamata gleba (parte fertile del fungo che contiene le spore).

Durante questa ultima fase alcuni lembi del peridio, a volte, restano attaccati alla sommità del ricettacolo ricoprendo parzialmente la zona contenente la gleba. Contemporaneamente la parte più consistente dello stesso peridio, lacerandosi, si deposita alla base del ricettacolo assumendo la conformazione di una volva basale afflosciata, assottigliata e priva dell’iniziale strato gelatinoso [Sarasini, 2005]. A conclusione della fase di accrescimento, la gleba, posizionata alla sommità della struttura portante, diventa, per il caratteristico e nauseabondo odore che emana, una forte attrazione per mosche ed insetti che si cibano delle sostanze zuccherine in essa contenute divenendo veicolo di diffusione delle spore che vengono depositate sul territorio anche a notevole distanza. Difatti, le spore ingerite non vengono digerite e possono quindi essere depositate, con la defecazione, in altri luoghi favorendo la crescita di nuovi carpofori [Miceli. 2020].

Phallus impudicus Disegno Andrea Cristiano
Phallus impudicus Disegno Andrea Cristiano

(Per approfondire l’argomento consultare Sarasini, 2005: Gasteromiceti epigei – Opera citata in bibliografia).

Genere phallus Junius ex L. nom. sanct.

Sp. pl. 2: 1178 (1753)

Autore sanzionante: Persoon, Syn. meth. fung. 2(1): 242 (1801)

Al genere, la cui specie tipo è Phallus impudicus, appartengono carpofori di dimensioni medio-grandi, a sviluppo angiocarpico e a nutrizione saprotrofica. Si presentano, inizialmente, con forma globoso-ovoidale con vistose rizomorfe basali; successivamente, con la maturazione e a seguito della lacerazione del peridio, a struttura falliforme, ricoperta nella zona apicale dalla gleba, gelatinosa e maleodorante. Presentano, alla base, una volva formata dai residui della lacerazione del peridio. Prediligono habitat ricchi di humus e residui legnosi [Buda, 2011]. 

Phallus impudicus L., nom. sanct.

Sp. pl. 2: 1178 (1753)

Sporoforo inizialmente a forma globoso-ovoidale, determinabile con facilità, specialmente allo stadio adulto, tanto per la tipica conformazione fallica quanto per l’odore repellente che emana dovuto alla presenza, nella parte superiore, della gleba. 

Basionimo: Phallus impudicus L. (1753)

Autore sanzionante: Persoon, Syn. meth. fung. 2(1): 242 (1801)

Accentazione: Phállus impudícus

Etimologia: Phallus dal greco φαλλός (phallós) = fallo, pene, con riferimento alla caratteristica forma fallica che assume a maturazione. Impudicus dal latino: sfacciato, impudico, svergognato, per la particolare conformazione fallica.

Posizione sistematica: classe Basidiomycetes, ordine Phallales, famiglia Phallaceae, genere Phallus.

Principali sinonimi: Morellus impudicus (L.) Eaton (1818); Ithyphallus impudicus (L.) Fr. (1823); Phallus volvatus Batsch (1783); Phallus foetidus Sowerby (1801);Hymenophallus togatus Kalchbr. (1884); Phallus mauritianus Lloyd (1910); Ithyphallus mauritianus(Lloyd) Sacc. & Traverso (1910).

Nomi volgari: pisciacane, satirione [Bonazzi, 2003; Buda, 2011], uovo del diavolo [Bertinaria et al., 2020].

Nomi dialettali: carogna; pizzi fitenti, utilizzati in Sicilia [Bonazzi, 2003; Buda, 2011].

Descrizione macroscopica

Basidioma a crescita diversificata che, a seconda dei vari stadi, si presenta inizialmente sub-globoso, ovoidale, di consistenza molliccia e dal peso specifico elevato, poi, a maturazione, aperto con ricettacolo allungato verticalmente, sub cilindrico, provvisto di cappello alveolato interamente ricoperto dalla gleba.

É opportuno, per una maggiore chiarezza descrittiva prendere in esame le principali fasi di maturazione:

  • Primo stadio (basidioma ancora chiuso – ovolo)

Inizialmente semiipogeo o, a volte, anche ipogeo, di forma globoso-ovoidale, di consistenza molliccia e dal peso specifico elevato, con presenza, alla base, di un unico, lungo cordone miceliare, racchiuso da una membrana esterna di colore biancastro chiamata peridio costituita da tre strati funzionali: esoperidio (strato esterno), sottile e membranoso, inizialmente liscio poi leggermente squamuloso con granulazioni sparse, a volte screpolato, di colore biancastro a volte macchiato di ocra; mesoperidio(strato intermedio) molto spesso (3 – 7 mm) costituito da una sostanza gelatinosa di colore verde chiaro, giallo-verdastra che segue i contorni dell’esoperidio fino alla base dove si interrompe per la congiunzione tra quest’ultimo e l’endoperidio; endoperidio (strato interno) sottile, membrano, biancastro, segue il contorno del mesoperidio interrompendosi all’apice, nella zona centrale, in un anellino posizionato sopra il ricettacolo. Altri elementi dello sporoforo, in questo primo stadio che lo vede ancora conformato ad ovolo, sono: il ricettacolo, a forma vagamente ellissoidale, di colore biancastro, alveolato e cavo nella parte centrale; la gleba, ancora racchiusa tra il mesoperidio e il ricettacolo, compatta e di colore verdastro [Papetti et al., 2004; Sarasini, 2005; Boccardo et al., 2008; Buda, 2011; La Spina & Signorino, 2018; Della Maggiora & Pera, 2021].

  • Secondo stadio (basidioma maturo – aperto)

In questo secondo stadio lo sporoforo subisce una radicale trasformazione morfologica dovuta al notevole accrescimento del ricettacolo che esercitando una forte spinta verso l’esterno causa la rottura del peridio mettendo in evidenza i seguenti caratteri strutturali: ricettacolo, parte simile ad un gambo,lungo, fragile, spugnoso, cilindrico, a volte leggermente ricurvo, cavo, bianco; pileo (cappello) posizionato nella parte sommitale del ricettacolo, di aspetto spugnoso, a forma di mitra, di colore giallo-verdastro, meno intenso a tempo secco fino al verde chiaro o crema, caratterizzato da numerose cellette e da un foro apicale contornato da un anellino; gleba, posizionata all’interno delle numerose cellette che formano il cappello, mucillaginosa, verde-brunastra, odore intenso, fetido, nauseabondo, cadaverico tanto da attirare numerosi insetti; volva formata dai residui della lacerazione del peridio, posizionata alla base del ricettacolo, bianca, afflosciata, assottigliata, con residui dello strato gelatinoso, caratterizzata dalla presenza di un lungo ed unico cordone miceliare alla base; carne molto fragile, spugnosa, poco consistente, bianca nel ricettacolo, odore sgradevole [Papetti et al., 2004; Sarasini, 2005; Boccardo et al., 2008; Buda, 2011; La Spina & Signorino, 2018; Della Maggiora & Pera, 2021]. 

Habitat: dall’estate all’autunno, cresce in terreni umidi e ricchi di humus, indifferentemente nei boschi di conifere e latifoglie ed anche su terreno nudo ai margini del bosco o nelle radure, nei giardini o nelle aiuole, dalla pianura alla montagna. Cresce isolato o in gruppi di numerosi esemplari in vari stadi di sviluppo. 

Deiescenza (1)

Come già precisato questa avviene in conseguenza della spinta del ricettacolo che, per la sua vistosa elongazione, causa la lacerazione del peridio con conseguente deposito di frammenti residuali dello stesso sotto forma di volva alla base del corpo fruttifero consentendo, allo stesso tempo, la fuoriuscita del ricettacolo che porta all’esterno della sua sua parte sommitale, nei numerosi alveoli presenti, la gleba matura contenente le spore utili alla riproduzione della specie.

Commestibilità: Anche se specie innocua è da ritenere NON commestibile sia per l’odore repellente sia per la consistenza gelatinosa della carne [A.G.M.T., 2013]. In letteratura si fa riferimento a probabile utilizzo alimentare: Buda (2011) riferisce che in Francia viene utilizzata la parte centrale del fungo quando questo è ancora chiuso; in Cina viene essiccato ed utilizzato dopo che la gleba è stata asportata dagli insetti, mentre, nel territorio catanese viene utilizzata, per la preparazione di risotti, la sostanza mucillaginosa contenuta nel mesoperidio [Buda, 2011].

Proprietà medicinali

Per il suo contenuto di polisaccaridi è ritenuto un valido supporto per la cura del cancro essendo in grado, come dimostrato da studi condotti dal Dott. Ralph Moss dell’Istituto Nazionale della salute degli USA, di ridurre notevolmente la formazione dei tumori contrastandone lo sviluppo, trovando, per tale motivo, uno specifico uso in chemioterapia [Angeli, 2010]. 

Caratteri differenziali

Si riconosce facilmente, specialmente a sviluppo completo, per la particolare conformazione fallica, per il cappello alveolato e ricoperto di gleba, per la presenza di un foro apicale circondato da un anello piccolo e poco appariscente; per la volva basale bianca. Allo stadio di ovolo si riconosce per il peridio liscio e, alla sezione, per l’interno di colore verdastro. 

Specie simili

  • Phallus impudicus var. Togatus (Kalchbr.) Costantin & L.M. Dufour (1895)

Unica differenza che lo distingue da P. impudicus è la presenza di un indusio ben differenziato che, negli esemplari maturi, si presenta come un velo, un “gonnellino” bianco, perforato, formato da maglie di dimensioni diverse, pendente al di sotto del cappello per circa 2 cm e allargato verso il basso.

  • Phallus hadriani Vent., nom. sanct. (1798)

Molto simile nella conformazione strutturale sia allo stadio di ovolo sia a completa maturazione, differisce per le dimensioni minori; per il peridio-volva che presenta una colorazione rosa-violacea; per l’anello alla sommità del cappello più vistoso, prominente e, a volte, con l’orlo denticolato; per l’habitat di crescita costituito da terreni sabbiosi. 

  • Mutinus caninus (Huds.) Fr. (1849)

Differisce per le dimensioni nettamente inferiori, per il cappello di colore rosa-arancione che si presenta come una continuazione del ricettacolo dal quale non viene differenziato.

  • Clathrus ruber P. Micheli ex Pers., nom. sanct.(1801)

Completamente diverso nella conformazione morfo-strutturale a maturazione. Allo stadio di ovulo si presenta molto simile differendo per il peridio che evidenzia, all’esterno, caratteristiche areolature poligonali, assenti in P. impudicus; per la sezione che all’interno è rossa mentre in P. impudicus è verdastra. 

Ringraziamenti

Un grazie di cuore va rivolto all’amico Andrea Cristiano, Vice Presidente del Gruppo Micologico Cecinese di Cecina (LI), per avere accettato, con entusiasmo, di realizzare la tavola illustrativa utilizzata nel presente contributo. 

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  1. Deiescenza, termine utilizzato in botanica per indicare il sistema con cui apparati vegetali chiusi si aprono per lasciare uscire il loro contenuto. Nello specifico, in micologia, fa riferimento al sistema di apertura dei funghi Gasteromiceti che consente loro, giunti a maturità, di disperdere le spore nell’ambiente circostante.

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Foto: Carmelo Di Vincenzo, Angelo Miceli, Franco Mondello

Tavole micologiche: Andrea Cristiano

Bibliografia

  • A.G.M.T., 2013: Io sto con i funghi. La Pieve Poligrafica Editore, Villa Verucchio (RN). I
  • Angeli Pierluigi, 2010: Micoterapia. I funghi nella medicina popolare tradizionale e contemporanea. Annali Micologici A.G.M.T. n. 3: 30-39
  • Bertinario Giorgio, Tizzoni Renato, Zorio Piero,2020: Atlante dei funghi del biellese. E20progetti Editore, Milano. I
  • Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca – 2008: Funghi d’Italia. (ristampa 2013). Zanichelli, Bologna. I 
  • Buda Andrea, 2011: I Funghi degli Iblei. Vol. 1. A.M.B. Gruppo di Siracusa. Siracusa. I
  • Della Maggiora Marco, 2008: Funghi dall’aspetto particolare: le Phallaceae e le Clathraceae. Micoponte Bollettino del Gruppo Micologico Massimiliano Danesi, n. 2: 15-23, Ponte a Moriano (LU). I
  • Della Maggiora Marco, Pera Umberto, 2021: Funghi in Toscana. AGMT (Associazione Gruppi Micologici Toscani). La Pieve Poligrafica, Villa Verrucchio (RN). I
  • La Spina Leonardo, Signorino Carmelina, 2018: I funghi di Santo Pietro, antico bosco di Sicilia. Eurografica S. r. l. Riposto (CT). I
  • Miceli Angelo, 2020: Clathrus ruber P. Micheli : Pers. 1801. Passione Funghi e Tartufi Anno IX n. 100: 26-33. Erredi Grafiche Editoriali, Genova. I
  • Papetti Carlo, Consiglio Giovanni, Simonini Giampaolo, 2004: Atlante fotografico dei Funghi d’Italia, Vol. 1 (seconda ristampa). A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento. I 
  • Sarasini Mario, 2005: Gasteromiceti epigei. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento. I

Sitografia

  • MB (ultima consultazione, gennaio 2022), Mycobank database. Fungal databases, Nomenclature e Special Banks. www.mycobank.org