Amanita verna, bella, subdola, mortale

E’ una delle numerose specie fungine che si affaccia, al tepore della primavera, tra i cascami fogliari nei boschi di latifoglie dove si fa facilmente notare per la sua particolare, candida bellezza dietro la quale, purtroppo, nasconde, in maniera subdola, numerose e pericolosissime tossine che la posizionano tra le specie fungine più velenose e, per l’uomo, in caso di ingestione, ad effetto mortale.

Amanita verna, protagonista, purtroppo, di numerose intossicazioni anche con danni irreversibili o addirittura mortali, si configura, unitamente alle consorelle A. phalloidesA. phalloides var. AlbaA. virosa ed A. porrinensis, tra le specie fungine più pericolose esistenti al mondo, occupando un posto di rilievo nella classifica dei funghi più velenosi. Nella sistematica fungina trova posto nella Sezione Phalloideae del Sottogenere Amanitina, Genere Amanita.

Genere Amanita Pers. 1797. – Tratto da Miceli (2019: 27-33)

Il genere, la cui specie tipo è A. muscaria, ospita sporofori di medio-grandi dimensioni, eterogenei, caratterizzati da cappello convesso sul quale, spesso, si trovano residui velari, con margine liscio o tipicamente striato; lamelle libere; gambo più o meno ingrossato alla base, con presenza o assenza di anello; con volva basale; sporata in massa bianca. Si conoscono specie di ottima qualità e altre, non poche, velenoso-mortali la cui ingestione provoca sindromi tossiche di varia natura: sindrome falloidea, panterinica, muscarinica, emolitica ecc. 

Al Genere appartengono sporofori eterogenei (quando cappello e gambo presentano struttura molecolare diversa che consente una netta e facile separazione dei due elementi) ben differenziati e facilmente individuabili, limitatamente alla determinazione del genere di appartenenza, per la presenza di particolari e caratteristiche ornamentazioni che si formano sul cappello e sul gambo, tanto nella parte apicale quanto nella parte inferiore. Sono funghi bivelangiocarpici ossia muniti di due veli. Uno detto velo generale che avvolge l’intero carpoforo fin dalla sua formazione allo stadio di primordio che lo rende simile, per la sua strutturazione, ad un uovo e per tale caratteristica consente di conferirgli, appunto, la denominazione di “ovolo”; l’altro, detto velo parziale, inteso a proteggere la zona imeniale (parte fertile del fungo – formata, nel caso delle Amanite, da lamelle e situata nella parte inferiore del cappello ove si formano gli elementi riproduttivi: le spore) che dall’orlo del cappello si estende fino al gambo.

La formazione del carpoforo, con il suo accrescimento sia in altezza sia in larghezza, causa, man mano che il processo di formazione procede, la lacerazione dei due veli che, a rottura, formano, per quanto riguarda il velo generale, un residuo che rimane attaccato nella parte bassa del gambo dando origine alla formazione di una specie di guaina basale detta “volva” ed anche, a volte, alla formazione di residui dissociati sul gambo ed alla formazione – anche se non sempre – sul cappello di ornamentazioni dette, in senso generico, “verruche”. Per quanto riguarda il velo parziale, la sua lacerazione, con il distacco dello stesso dall’orlo del cappello, causa – anche se non sempre – la formazione di un “anello” che va a posizionarsi sul gambo [Miceli, 2019].

Sottogenere Amanitina (E.-J. Gilbert) E.-J. Gilbert 1941. 

Tratto da Miceli (2019: 27-33)

Il sottogenere ospita sporofori di piccole, medie o medio-grandi dimensioni, caratterizzati da cappello inizialmente carnoso che assume, verso la maturazione, una consistenza molliccia, con margine regolare, intero, non striato o leggermente striato solo a maturità, a volte leggermente appendicolato per la presenza di residui velari. Cuticola liscia, priva di verruche, più o meno vischiosa. Gambo asciutto, inizialmente pieno, con consistenza molle (midolloso) verso la maturazione, cilindrico e sempre munito di bulbo basale; di colore bianco-biancastro, liscio o ricoperto da fiocchetti concolori. Anello generalmente persistente, ampio e membranoso, a volte leggermente striato. Volva membranosa, aderente al gambo, libera nella zona apicale [Miceli, 209].

Sezione phalloideae (Fr.) Quél. 1872 – Tratto da Miceli (2019: 27-33)

Alla sezione appartengono sporofori caratterizzati da velo generale membranoso, muniti di volva e anello persistente [Miceli, 2019].

Amanita verna (Bull. : Fr.) Lam.

Encycl. Méth. Bot. (Paris) 1(1): 113 (1783)

Accentazione: Amaníta vérna

Posizione sistematica: Classe Basidiomycetes, Ordine Amanitales, Famiglia Amanitaceae, Genere Amanita, Sottogenere Amanitina, Sezione Phalloideae [Galli, 2007].

Etimologia: Amanita, dal greco amanìtai, appellativo utilizzato dagli antichi greci riferito a specie fungine mangerecce rinvenute sul monte Amanòs nella Turchia asiatica; verna dal latino ver =primavera, ovvero primaverile, con espresso riferimento al periodo di crescita.

Principali sinonimi: Agaricus bulbosus-vernus Bull. (1780); Agaricus vernus Bull. (1783); Amanitina verna (Bull. ex Lam.) E.-J. Gilbert (1940); Venenarius vernus (Bull. ex Lam.) Murrill (1948).

Nomi volgari: Tignosa di primavera, Agarico di primavera, Tignosa [Bonazzi, 2003], Tignosa bianca [Buda, 2017].

Nomi dialettali: funciu di cerza [Buda, 2017].

 

Descrizione macroscopica

Cappello di medie dimensioni (da 5 a 10 cm), inizialmente emisferico, poi, verso la maturazione convesso, piano-convesso ed infine piano o, a volte, leggermente depresso; superficie regolare, liscia, separabile, lucida, interamente bianca con, a volte, nella zona discale di esemplari maturi, sfumature giallo-ocra, raramente con residui velari; margine regolare, intero, privo di striature. Imenoforo a lamelle fitte, sottili, libere al gambo, intervallate da lamellule di diversa lunghezza, colore bianco. 

Spore in massa bianche. Gambo centrale, cilindrico, generalmente diritto, attenuato all’apice, con evidente bulbo arrotondato alla base, inizialmente pieno, poi farcito (così quando, verso la maturazione, la struttura interna comincia a diventare meno compatta) e, successivamente, cavo, superficie totalmente bianca, a volte ricoperta da una fine pruina nella zona apicale, sopra l’anello e da leggere e poco evidenti fioccosità nella zona sotto l’anello. Anello apicale, molto vicino al punto di inserzione delle lamelle, bianco, membranoso, sottile, pendulo, presto lacerato e poco persistente, liscio nella parte inferiore, leggermente striato in quella superiore. Volva bianca, membranosa, sacciforme, aderente al bulbo, libera all’orlo, spesso lobata. Carne inizialmente soda, poi molliccia, bianca priva di odore e sapore particolare.

Habitat

Tipicamente primaverile, cresce solitaria o in pochi esemplari nei boschi temperati di latifoglie o misti.

Commestibilità: VELENOSO-MORTALE. Causa sindrome falloidea(1) caratterizzata da grave insufficienza epatica.

Caratteri differenziali

Cappello emisferico, perfettamente bianco con leggere sfumature ocracee nella zona discale, privo di residui velari; gambo non zebrato con caratteristico bulbo basale avvolto da volva sacciforme libera all’orlo; per l’anello interamente bianco, posizionato nella zona alta del gambo.

Specie simili

Può essere facilmente confusa con molte specie fungine di colore bianco appartenenti allo stesso genere o a generi diversi:

  • Amanita phalloides Var. alba Costantin & L.M. Dufour (1895)

Molto simile nella conformazione morfo-cromatica e, quindi, facilmente confondibile, differisce per la presenza di fibrille sul cappello e per la tipica crescita autunnale.

  • Amanita porrinensis Freire & M.L. Castro ex Castro (1998)

Facilmente riconoscibile per il cappello di piccole dimensioni, caratterizzato da un largo umbone centrale molto prominente che gli fa assumere la tipica conformazione di un “sombrero messicano”.

  • Amanita virosa Bertill. (1866)

Differisce per la conformazione glandiforme del cappello, sempre lobato; per il gambo fioccoso; per l’habitat di crescita che privilegia boschi montani.

 

È opportuno sottolineare, ancora, che a causa del suo colore perfettamente bianco può essere confusa, come purtroppo avviene e spesso con esiti irreversibili, con numerose specie fungine appartenenti al Genere Agaricus che differiscono per il colore delle lamelle che varia dal grigio chiaro al grigio-rosato già negli esemplari giovani scurendosi sempre più, a maturazione, assumendo tonalità più intense fino a bruno-nerastro e per la totale assenza di volva alla base del gambo. 

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  1. Sindrome falloidea

Il periodo di latenza varia tra le 6 e le 24 ore dal consumo dei funghi.

I sintomi si manifestano in fasi progressive di aggravamento: inizialmente disturbi gastrointestinali, dolori addominali, vomito, diarrea, stato di disidratazione; successivamente, nei giorni seguenti, dopo un apparente miglioramento, inizia a manifestarsi danno epatico che, in una fase ancora successiva, si avvia verso insufficienza epatica acuta, ipoglicemia ed ittero, coma epatico, insufficienza renale, decesso.

I principi tossici si identificano in fallolisine, falloidine e amanitine, queste ultime le più pericolose: la dose letale è pari a 0,1 mg per Kg di peso corporeo, basti pensare che un esemplare fungino di medie dimensioni contiene da 5 ad 8 mg. di amanitina, più che sufficienti per causare la morte di un individuo adulto (Milanesi, 2015).

Le specie responsabile dell’intossicazione sono: Amanita phalloides, A. phalloides Var. AlbaA. vernaA. virosa,A. porrinensisGalerina marginataG. autunnalisG. badipesConocybe filarisLepiota helveolaL. josserandii,L. brunneoincarnataL. castaneaL. subincarnata, L. clypeolariodes

Le statistiche riferiscono di numerosi casi di decesso e numerosi altri risolti con trapianto di fegato. 

 

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Foto: Carmelo Di Vincenzo; Angelo Miceli

 

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Bibliografia di approfondimento

  • A.G.M.T. (Associazione Gruppi Micologici Toscani), 2013: Io sto con i Funghi. 2^ Edizione. La Pieve Poligrafica, Villa Verucchio (RN). I
  • Assisi Francesca, 2007: Tossicologia del Genere Amanita. In Galli R., 2007: Le Amanite. 2^ edizione. dalla Natura, Milano. I
  • Assisi Francesca, 2012: I funghi: guida alla prevenzione delle intossicazioni. Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda – Centro Antiveleni Milano, Milano. I
  • Assisi Francesca, Balestreri Stefano, Galli Roberto, 2008: Funghi velenosi. dalla Natura, Milano. I
  • Bettin Antonio – 1971: Le amanite. L.E.S. Libreria Editrice Salesiana, Verona. I
  • Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca, 2008: Funghi d’Italia. Zanichelli, Bologna (ristampa 2013)
  • Buda Andrea, 2017: I Funghi degli Iblei. Vol. 2. A.M.B. Gruppo di Siracusa. Siracusa. I
  • Foiera Fabio, Lazzarini Ennio, Snabl Martin, Tani Oscar, -1993, Funghi Amanite. Calderini edagricole, Bologna. I
  • Galli Roberto, 2007: Le Amanite. 2^ edizione. dalla Natura, Milano. I
  • La Spina Leonardo – 2017: Funghi di Sicilia Atlante illustrato. Tomo I. Eurografica, Riposto (CT) – I
  • Merlo Erica, Traverso Mido, 1983: Le Amanite. Sagep Editrice, Genova
  • Miceli Angelo, 2019: Amanita porrinensis, una specie rarissima ritrovata sui Monti Peloritani. Micoponte – Bollettino del Gruppo Micologico Massimiliano Danesi, n. 12: 27-33. Ponte a Moriano (LU) – I 
  • Miceli Angelo, Oppicelli Nicolò, Papetti Carlo, 2020: Amanita phalloides. Funghi e dintorni, Supplemento a Rivista di Micologia n. 6: 1-21. A.M.B. Trento. I
  • Neville Pierre, Poumarat Serge, 2004: Amaniteae. Collana Fungi Europaei. Edizioni Candusso, Alassio (SV)
  • Papetti Carlo, Consiglio Giovanni, Simonini Giampaolo – 2004: Atlante fotografico dei Funghi d’Italia, Vol. 1 (seconda ristampa). A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento. I

 

Sitografia