Fistulina hepatica (Schaeff. : Fr.) With. (1801)

Generalmente nota, su tutto il territorio nazionale, con la denominazione volgare di “Lingua di bue”, opportunamente attribuitale per la particolare conformazione strutturale che riconduce, nelle linee generali, ad una quanto mai verosimile somiglianza con tale organo bovino, è una specie fungina con alto contenuto di vitamina C, ricercata ed apprezzata dagli estimatori per le sue qualità organolettiche che ne consentono il consumo anche da cruda senza alcuna controindicazione: Fistulina hepatica è solita fare la sua apparizione nei boschi nel periodo estivo-autunnale affacciandosi, in qualità di fungo parassita, dalla corteccia di alberi a foglia larga prediligendo, in particolare, Quercia e Castagno.

Appartenente al genere Fistulina, viene inserita nel gruppo informale dei Polipori, gruppo estremamente eterogeneo e polifiletico (quando le specie inserite nel gruppo non discendono da un unico antenato) che ospita specie fungine caratterizzate da imenoforo a tubuli non asportabile dalla carne soprastante con la quale forma un insieme strettamente omogeneo; i pori, a seconda delle varie specie, possono essere di forma regolare, arrotondata o irregolare e più o meno allungata. Nel gruppo trovano posto tanto basidiomi privi di gambo (sessili) quanto muniti di gambo (stipitati) che, in tal caso, può essere posizionato centralmente o lateralmente [Boccardo F. e altri, 2008; Miceli A., 2018].

 

Genere Fistulina Bull. 1791

Al Genere appartengono basidiomi annuali (quando durano una sola stagione), sessili (privi di gambo) o con stipite posizionato lateralmente e molto corto; caratterizzati da cappello molto carnoso con superficie esterna tomentosa (quando presenta una leggera peluria corta) o ricoperta da piccole scaglie. Di colore rosso più o meno intenso. Superficie fertile (parte inferiore del fungo) costituita da tubuli corti, cilindrici, addensati ma separati tra di loro, strettamente annessi alla carne sovrastante e non separabili da questa. Contesto (carne) di colore rosso-rossastro a volte anche intenso, carnoso, tenace, fibroso, con venature biancastre. Tipicamente parassiti, agenti di carie bruna (1) che si sviluppa molto lentamente. In Europa è Genere monospecifico che ospita, quale unica specie, appunto, Fistulina hepatica.

 

Fistulina hepatica (Schaeffer : Fries) Withering

Syst. arr. Brit. pl., Edn 4 (London) 4: 302 (1801)

 

Accentazione: Fistulína hepática

Basionimo: Boletus hepaticus Schaeff. 1774

Posizione sistematica: Divisione Basidiomycota, Classe Agaricomycetes, Ordine Agaricales, famiglia Fistilunaceae, Genere Fistulina.

 

Etimologia: Fistulina dal latino Fistula ovvero fendere-attraversare, intendendo una comunicazione patologica di forma tubolare che unisce due organi corporei. Nella fattispecie fa espresso riferimento all’imenio del carpoforo formato da tubuli. Hepatica dal latino hèpatis = fegato, con espresso riferimento alla forma che ricorda quella del fegato.

Principali sinonimi: Fistulina buglossoides Bull. (1791); Dendrosarcus hepaticus (Schaeff.) Paulet (1793):

Nomi volgari: Lingua di bue

Nomi dialettali: è conosciuto con una miriade di nomi dialettali che variano da una zona all’altra. In Sicilia viene comunemente chiamato “Lingua i voi” [Bonazzi, 2003].

 

Descrizione macroscopica

 

Fistulina hepatica Foto Lorenzo Fuscalzo
Fistulina hepatica Foto Lorenzo Fuscalzo

Carpoforo di medio-grandi, a volte anche notevoli (2), dimensioni, a crescita annuale, formato, nella fase iniziale del proprio accrescimento, da una massa irregolare tondeggiante che, successivamente, si allarga assumendo una forma reniforme protendendosi, ancora dopo, a mensola con la classica forma di lingua, con margine regolare o appena sinuoso-lobato; sessile o con breve gambo posizionato lateralmente. 

 

Superficie sterile

Umida, appiccicosa, di consistenza elastico-gelatinosa, vellutata, ispida, a volte scagliosa; colore rosso-rossastro nelle varie sfumature: arancio, salmone, sangue, vinoso.

Superficie fertile

Imenoforo stratificato, costituito da tubuli corti, cilindrici, separati tra di loro ma caratteristicamente ammassati ed aderenti tra di loro verso la maturazione, di colore giallastro-rosato. Pori tondeggianti, piccoli, inizialmente di colore bianco-giallastro scurenti verso la maturazione, viranti al tocco verso tonalità bruno-rossastre. Spore in massa ocra. 

Gambo: quando presente è, generalmente, breve, tozzo, rudimentale, posizionato lateralmente, verrucoso, di colore rosso molto scuro.

Carne: spessa, elastica, carnosa, caratterizzata dalla presenza di goccioline color rosso-sangue, inizialmente di colore bianco-giallastro poi, verso la maturità, arancio ed ancora rosso-vinoso; alla sezione presenta venature radiali di colore biancastro. Odore lieve e gradevole, sapore leggermente acidulo.

Habitat: fa la sua apparizione, in qualità di fungo parassita, agente di carie bruna, nelle cavità dei tronchi vivi o su ceppaie marcescenti prediligendo varie specie di Castagni e Querce; dalla fine dell’estate fino ad autunno inoltrato. Si presenta generalmente in singoli esemplari o, a volte, in forma gregaria con più esemplari sovrapposti. Può raggiungere notevoli dimensioni. Diffusa e molto comune.

Commestibilità: discreto commestibile, può essere consumato anche da crudo ma sempre senza eccedere nelle quantità. Il sapore dolce-acidulo incontra il favore di molti consumatori che ne apprezzano l’acredine. E’ consigliabile consumare esclusivamente esemplari giovani. Gli estimatori preferiscono consumarlo crudo, tagliato a fettine sottili, condito con olio e limone con aggiunta di scaglie di parmigiano; questa preparazione consente di non disperdere la vitamina C di cui è ricco [AMINT, 2007]. Da cotto assume consistenza ed aspetto molto simili ad una fetta di fegato. Può anche essere consumato impanato sotto forma di cotoletta [Oppicelli N., 2012] o fritto in padella con contorno di cipolle o, ancora, arrostito alla brace [AMINT, 2007].

Caratteri differenziali

Si riconosce facilmente, senza possibilità di errore, per la crescita lignicola ed a forma di mensola, per la caratteristica conformazione strutturale che ricorda una lingua di bue, per la carne tenera, succosa e sanguinolenta allo stadio giovanile; per la superficie superiore vischiosa e l’imenoforo crema rosato. 

Specie simili

E’ facilmente riconoscibile senza alcun problema, basta avere sufficienti conoscenze di base nell’ambito micologico. La particolare conformazione morfologica a “lingua di bue”, i colori, la consistenza elastica e la succulenza della carne lo rendono praticamente inconfondibile [Buda A., 2011]. 

Tuttavia potrebbe essere confuso, come già avvenuto, con il tossico Hapalopilus rutilans che differisce per il colore rosso-cannella, rosso-rame e per la carne che da giovane presenta color zafferano e consistenza fibrosa ed elastica indurendo verso la maturazione acquisendo un colore brunastro [MicologiaMessinese, sito web – Funghi Teramani, sito web].

 

Note

Predilige climi temperati, unica specie in Europa appartenente al Genere Fistulina, si riproduce, come già detto, in qualità di fungo parassita attuando una forma poco aggressiva di parassitismo tanto che la pianta ospite ha possibilità di vivere per parecchi anni [Buda A., 2011]. E’ agente di carie bruna che, sviluppandosi molto lentamente, consente al legno dell’albero ospite di assumere colorazioni bruno-rossastre con sfumature simili a disegni, aumentando la propria consistenza con una forma di indurimento progressiva. Caratteristiche, queste, che rendono il legname ricercato per utilizzi artistici [AMINT, 2010].

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  1. La carie, o marciume del legno, è una patologia vegetale che causa la progressiva degenerazione dei tessuti legnosi di piante vive o del legname in conservazione o in opera. Viene diversificata, generalmente, in carie bianca e carie bruna. La carie bianca é diffusa su numerose specie arboree, sia di latifoglie che di conifere e viene causata da specie fungine appartenenti tanto alla classe dei Basidiomiceti quanto a quella degli Ascomiceti i quali agiscono eliminando in maniera progressiva la lignina, conferendo, di conseguenza, ai tessuti legnosi attaccati, un aspetto chiaro, biancastro. La carie bruna è la conseguenza della progressiva degradazione della cellulosa che deteriorandosi perde di consistenza assumendo un colore bruno scuro. Le specie fungine che agiscono quali agenti di carie, bianca o bruna, assumono la denominazione di “parassiti da ferita” in quanto trovano facilità di attecchimento in corrispondenza delle ferite del tronco arboreo, nei tagli di potatura, nelle ferite provocate da insetti, nelle lesioni traumatiche della corteccia. Normalmente l’attacco invasivo viene realizzato dal micelio che, dopo aver condotto un periodo di vita saprofitario su organi morti della pianta, riesce a penetrare all’interno della massa legnosa attaccandone le parti vive [Goidànich G. 1975].
  2. In merito alle dimensioni ci piace riportare quanto scriveva Giacomo Bresadola (Micologo italiano – Ortisé, 14 febbraio 1847 – Trento, 9 giugno 1929): “Non è raro trovare degli esemplari di notevoli dimensioni. Gli annali micologici ricordano una gigantesca Fistulina hepatica del diametro di 1 metro e del peso di 15 Kg., raccolta nei pressi di Lione alla base di un tiglio” [Bresadola G., 1954].

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Foto:

  • Foto 01    Fistulina hepatica         Foto Lorenzo Fruscalzo
  • Foto 02    Fistulina hepatica        Foto Fabio Crisafulli
  • Foto 03    Fistulina hepatica        Foto Fabio Crisafulli
  • Foto 04    Fistulina hepatica        Foto Angelo Miceli
  • Foto 05    Fistulina hepatica        Foto Angelo Miceli
  • Foto 06    Fistulina hepatica        Foto Lorenzo Fruscalzo
  • Foto 07    Fistulina hepatica        Foto Lorenzo Fuscalzo

Bibliografia

  • AMINT (Associazione Micologica Italiana Naturalistica Telematica), 2007: Tutto funghi. (ristampa 2010) Giunti editore, Firenze. I
  • Balestreri Stefano – 2013: Fistulina hepatica. Estratto da “Appunti di Micologia”:

http://www.appuntidimicologia.com2013/07/fistulina-hepatica/html

  • Bellù Francesco, Veroi Giulio, 2014: Per non confondere i funghi. Casa Editrice Panorama srl, Trento. I
  • Bernicchia Annarosa – 2005: Polyporaceae s.l.. Edizioni Candusso, Alassio (SV). I
  • Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca – 2008: Funghi d’Italia. Zanichelli, Bologna (ristampa 2013). I
  • Bonazzi Ulderico, 2003Dizionario dei nomi volgari e dialettali dei funghi in Italia e nel Canton Ticino. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento. I
  • Bresadola Giacomo – 1954: Funghi mangerecci e funghi velenosi. Museo di Storia Naturale. Trento. I. (IV edizione a cura del Comitato Onoranze Bresadoliane. Milano-Trento).
  • Buda Andrea, 2011: I Funghi degli Iblei. Vol. 1. A.M.B. Gruppo di Siracusa. Siracusa. I
  • Consiglio Giovanni, Papetti Carlo – 2003: Atlante Fotografico dei Funghi d’Italia, Vol. 2 (prima ristampa). A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento
  • Illice Mirko, Tani Oscar, Zuccherelli Adler, 2011: Funghi velenosi & commestibili. Manuale macro-microscopico delle principali specie. Tipoarte Industrie Grafiche. Ozzano Emilia (BO). I
  • Lavorato Carmine, Rotella Maria, 2004: Funghi in Calabria. Guida per il riconoscimento delle specie. Raccolta e commercializzazione, Tutela ambientale e sanitaria. Edizioni Pubblisfera . San Giovanni in Fiore (CS). I
  • Miceli Angelo – 2018: Inonotus hispidus. Passione Funghi & Tartufi. Novembre 2018 n. 88: 40 – 43. Erredi Grafiche Editoriali, Genova. I – Consultabile anche in “ADSeT/Momenti Culturali/Angelo Miceli” (https://www.adset.it/articoli/angelo-miceli/536-inonotus-hispidus-bull-p-karst-1879)
  • Oppicelli Nicolò – 2012: I funghi e i loro segreti. Erredi Grafiche Editoriali, Genova. I
  • Phillips Roger – 1985: Riconoscere i funghi. Istituto Geografico De Agostini, Novara. I

 

Sitografia