Hygrocybe acutoconica (Fr.) P. Kumm. (1871)

Accade, a volte, dopo una infruttuosa “mico-gastronomica” ricerca di prelibati ovoli e porcini andata buca, seppur la stagione sia delle migliori e la fruttificazione fungina abbondante come mai, a causa dei numerosi “mico-predatori” che ci hanno preceduto nella ricerca privando noi ritardatari del bottino sperato, che un piccolo e apparentemente insignificante funghetto, privo, senza ombra di dubbio, di valore gastronomico, facendo capolino in vari esemplari dai colori lucidi e vivaci tra l’erbetta ai margini del bosco, ci ripaga abbondantemente della infruttuosa ricerca e della mancata raccolta fungina stimolando la nostra “curiosità micologica” che, trovandosi alla presenza di una specie poco incontrata ed assente nella nostra galleria fotografica, ci spinge ad approfondire le nostre conoscenze in merito: Hygrocybe acutoconica un simpatico ed attraente basidiomicete che trova collocazione nella Famiglia delle Hygroforaceae nella quale vengono ospitate numerose specie fungine, generalmente terricole, di piccole, medie o grandi dimensioni con crescita simbionte con varie colture arboree o con crescita lignicola (unica specie europea conosciuta: Hygrophorus pleurotoides) [Galli, 2014].

Nella Famiglia delle Hygrophoraceae, che inizialmente ospitava un solo genere, vengono posizionati i Generi Hygrophorus (1), Hygrocybe e Cuphophyllus (2). Quest’ultimo viene ritenuto, ancora oggi, da alcuni autori, semplice sottogenere del Genere Hygrocybe. E’ opportuno precisare che la separazione nei tre generi oggi considerati è stata effettuata sulla base dei caratteri microscopici della trama lamellare (3) che presentano conformazione diversa.

Genere Hygrocybe (Fr.) P. Kumm. (1871)

Al genere appartengono basidiomi di piccolo-medie dimensioni, poco carnosi, esili, con portamento omphaloide, clitocyboide o inocyboide (similari, nella conformazione generale, a seconda delle varie specie, a funghi appartenenti al Genere Omphalina, Clitocybe, o Inocybe), caratterizzati da cappello multiforme, spesso conico-campanulato, con colori vivaci (giallo, rosso, arancione, verde, viola…), di consistenza ceracea, fragile ed acquosa; con superficie liscia, rugosa, fibrillosa o squamulosa, asciutta, umida o vischiosa. Lamelle generalmente concolori al cappello, spaziate e diversamente inserite sul gambo (adnate, subdecorrenti, decorrenti). Il gambo si presenta, quasi sempre, slanciato, cilindrico o, a volte, corto e tozzo caratterizzato da solcature longitudinali, può presentarsi asciutto o totalmente glutinoso, privo di residui velari. La carne è generalmente concolore al cappello e priva di odori particolari o ben definiti, fatta eccezione per poche specie; é insapore o, in pochi casi, amara. Habitat in zone erbose o in boschi di latifoglie o di conifere.

Hygrocybe acutoconica (Clem.) Singer

Lilloa 22: 153 (1951)

Un basidiomicete di taglia medio-piccola dai colori molto vivaci e, allo stesso tempo, molto variabili che spaziano tra le numerose sfumature del giallo e del rosso tra di loro mescolate.

Basionimo: Mycena acutoconica Clem. 1893

Posizione sistematica: classe Basidiomycetes, ordine Agaricales, famiglia Hygroforaceae, genere Hygrocybe

Etimologia: Hygrocybe dal greco higrós = umido e kúbe = testa ovvero testa umida con espresso riferimento alla vischiosità del cappello. Acutoconica dal latino acutus = acuto e conicus = conico con ovvio riferimento alla forma del cappello particolarmente aguzza.

Sinonimi principali: Prunulus acutoconicus (Clem.) Murrill (1916); Hygrocybe persistens (1940): Hygrophorus acutoconicus (Clem.) A.H. Sm. (1947); Hygrocybe aurantiolutescens P.D. Orton (1969); Hygrophorus aurantiolutescens (P.D. Orton) Dennis (1986).

Nomi volgari: cappello di cera per derivazione dall’inglese wax cap

Descrizione macroscopica

Hygrocybe acutoconica (Clem.) Singer (colore dominante rosso) - Foto: Andrea Battaglini
Hygrocybe acutoconica (Clem.) Singer (colore dominante rosso) – Foto: Andrea Battaglini

Cappello di medio-piccole dimensioni, poco carnoso, inizialmente conico, conico-campanulato, tendente, verso la maturazione, ad assumere una conformazione conico-convessa, convessa fino a piano-depressa; sempre caratterizzato, nei vari stadi di sviluppo, dalla presenza di un umbone acuto; margine irregolare, frastagliato, lobato, striato al brodo per trasparenza; colore molto variabile tra le numerose sfumature del giallo e del rosso, si presenta, difatti, giallo, giallo limone, giallo scuro, arancio o rosso o con tinte intermedie tra i colori base; Cuticola liscia e lucida, leggermente viscida a tempo umido o piovoso, asciutta a tempo secco. Imenoforo a lamelle alte e panciute, mediamente distanziate, libere (quando si fermano prima di arrivare al gambo con il quale non hanno alcun contatto) o adnate (quando si uniscono al gambo per tutta la loro altezza), intervallate da numerose lamellule (struttura lamellare di dimensioni minore che partendo dal margine del cappello si interrompe prima di giungere al gambo interponendosi tra le lamelle stesse), di consistenza ceracea ed igrofane (quando in presenza di umidità assumono colorazione più scura ed intensa), colore giallastro, giallo-arancio, con filo intero e concolore. Gambo slanciato, cilindrico, a volte leggermente incurvato, inizialmente pieno, poi fistoloso (quando all’interno si presenta cavo), quasi concolore al cappello, ricoperto da fibrille giallo-aranciate, bianco alla base dove, alla manipolazione, tende ad annerire leggermente. Carne esigua e fragile nel cappello, fibrosa nel gambo, giallastra nel cappello e nella parte superiore del gambo, alla base si presenta biancastra tendente a scurire alla manipolazione; odore e sapore non significativi.

Habitat

Specie ubiquitaria, molto comune, cresce a gruppi di parecchi esemplari sia nei prati che nei boschi di latifoglie e di conifere o nelle dune litoranee o nella macchia mediterranea, dalla primavera a tutto autunno sino ad otre 2000 metri

Commestibilità

NON commestibile, senza interesse alimentare tanto per l’esiguità della carne quanto per il sapore e l’odore praticamente nulli.

Caratteri differenziali

Taglia medio-piccola, presenza di umbone acuto su cappello conico; orlo lobato e sempre striato per trasparenza; base del gambo bianca ma ingrigente in maniera lieve e progressivamente lenta alla manipolazione – carattere, quest’ultimo, di particolare rilevanza ai fini della determinazione.

Curiosità

La specie, a causa della sua notevole varietà morfocromatica, è stata descritta e denominata con epiteti sempre diversi numerose volte, fatto che ha creato una certa confusione e difficoltà di identificazione degli esemplari con conseguente proliferare dei numerosi sinonimi che si sono accumulati nel tempo.

Specie simili

  • Hygrocybe acutoconica var. Konradii (R. Haller Aar.) Boertm. (2010)

Praticamente perfettamente uguale all’osservazione macroscopica sia per la colorazione che per la strutturazione morfologica, differisce per la conformazione delle spore: cilindriche o faseoliformi (a forma di fagiolo) in H. acutoconica, ellissodali o subglobose nella var. konradii.

  • Hygrocybe conica (Schaeff.) P. Kumm. (1871)

E’ la specie tipo del genere, anch’essa molto simile ad H. acutoconica, differisce per la carne che, sempre di colore bianco, annerisce allo sfregamento in tutte le parti del carpoforo mentre, in H. acutoconica, tale caratteristica è localizzata solo alla base del gambo.

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  1. Genere Hygrophorus il Genere ospita carpofori carnosi, di medio-grandi dimensioni, omogenei (quando cappello e gambo hanno analoga struttura cellulare risultando strettamente saldati uno all’altro tanto che la loro separazione non avviene in maniera netta), con portamento  clitocyboide o tricholomatoide (similari, nella conformazione generale, a seconda delle varie specie, a funghi appartenenti al Genere Clitocybe, o Tricholoma), caratterizzati da colorazioni non vivaci: bianco-biancastre, grigie, brune; a volte, ma raramente, anche giallo-giallastre, aranciate o vinose; generalmente vischiosi e/o glutinosi con lamelle adnate (quando si uniscono al gambo per tutta la loro altezza), decorrenti (quando si uniscono al gambo prolungandosi verso la parte bassa dello stesso) o molto decorrenti, spesse e mediamente o marcatamente spaziate tra di loro. Sono caratterizzati da gambo cilindrico, a volte fusiforme ed attenuato alla base, con portamento robusto o, a seconda della specie, esile; con presenza, solo in alcune specie, di un velo glutinoso o cortiniforme (a forma di cortina ovvero velo costituito da filamenti sericei che dal margine del cappello arrivano al gambo) ben evidente, generalmente asciutto, liscio o fibrilloso o fioccoso, a volte glutinoso. Carne generalmente immutabile o, a volte, chiazzata di rosso-vinoso. Habitat boschivo. 
  2. Genere Cuphophyllus (Donk) Bon 1984. Al Genere appartengono carpofori di piccole e medie dimensioni caratterizzati da cappello di consistenza elastico, asciutto o poco vischioso e, in tal caso, di colori non vivaci o vischioso e, in tal caso, di colori vivaci: giallo, giallo-aranciato, violetto. Lamelle sempre decorrenti ed arcuate; gambo privo di anello, liscio, asciutto o, a volte, vischioso. Habitat graminicolo (quando ha tendenza a crescere in associazione con erbe infestanti appartenenti alla famiglia delle Graminaceae o, per estensione, tra l’erba in genere). 
  3. Trama lamellare indica la maniera in cui le ife si dispongono tra le due facce della lamella. Tipicamente si fa riferimento, in maniera particolare per la famiglia delle Igroforaceae a: Trama lamellare bilaterale, distintiva del Genere Hygrophorus; Trama lamellare intricata, distintiva del Genere Cuphophyllus; Trama lamellare parallela distintiva del Genere Hygrocybe. Per ulteriori approfondimenti si consiglia di consultare un testo specifico tra quelli indicati in bibliografia.

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Foto: Andrea Battaglini; Angelo Miceli

Bibliografia di approfondimento

  • Bellù Francesco, Veroi Giulio, 2014: Per non confondere i funghi. Casa Editrice Panorama, Crocetta del Montello (TV). I
  • Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca, 2008: Funghi d’Italia. (ristampa 2013) Zanichelli, Bologna. I 
  • Campo Emanuele, 2015: Hygrophorus, Hygrocybe e Cuphophyllus del Friuli Venezia Giulia. Gruppo Micologico Sacilese, Sacile (PN). I
  • Candusso Massimo, 1997: Hygrophorus s. l. Collana Fungi Europaei Vol. 6. Libreria Basso Editrice, Alassio (SV). I
  • Foiera Fabio, Lazzarini Ennio, Snabl Martin, Tani Oscar, 1998: Funghi Igrofori. Edagricole – Edizioni Agricole della Calderini, Bologna. I
  • Galli Roberto, 2014: Gli Igrofori. Ediplan editrice, Milano. I
  • IF – Index Fungorum database. www.indexfungorum.org (ultima consultazione maggio 2019)
  • Illice Mirko, Tani Oscar, Zuccherelli Adler, 2011: Funghi velenosi & commestibili. Manuale macro-microscopico delle principali specie. Tipoarte Industrie Grafiche. Ozzano Emilia (BO). I
  • La Spina Leonardo, Signorino Carmelina, 2018: I Funghi di Santo Pietro. Edizioni La Rocca, Riposto (CT). I
  • MBMycobank database. www.mycobank.org (ultima consultazione maggio 2019)
  • Papetti Carlo, Consiglio Giovanni, Simonini Giampaolo, 2004: Atlante fotografico dei Funghi d’Italia, Vol. 1 (seconda ristampa). A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento. I
  • Sorbi Claudio, 2012: Tre Hygrocybe rinvenute in ambienti dunali. Micoponte – Bollettino del Gruppo Micologico Massimiliano Danesi, n. 2: 4-9, Ponte a Moriano (LU). I