Agaricus urinascens (J. Schäff. & MØller) Singer 1951

Come comunemente avviene per le numerose specie fungine appartenenti al genere Agaricus, viene identificato e conosciuto su tutto il territorio nazionale con la denominazione volgare di Prataiolo in considerazione dell’habitat prettamente praticolo ove fa la propria apparizione, a seconda delle varie fasce territoriali, già dalla primavera prolungandola fino ad autunno inoltrato, mettendosi prepotentemente in mostra per le notevoli dimensioni che solitamente raggiunge.

E’ possibile localizzarlo, specialmente quando l’erba dei prati è ancora bassa, a notevole distanza presentandosi, per la particolare crescita in forma gregaria di numerosi esemplari, come tante macchie bianche scintillanti tra le varie sfumature del verde dei prati. L’avvistamento di una stazione di crescita consente facilmente di realizzare un buon bottino assicurando un apprezzato conviviale per molti commensali.

Storia della denominazione del Genere Agaricus

Il nome del genere risale al 1753 e fu adottato da Carl von Linné(1) il quale intese posizionare nel genere di nuova creazione tutti i funghi a lamelle, ovvero quelli che in seguito avrebbero costituito la famiglia Agaricaceae.

Successivamente Elias Magnus Fries(2), nel 1821 nel suo “Sistema Mycologicum”, separò dal grande genere Agaricus i generi: Cantharellus e Schyzzophillum, provvedendo a dividere il genere originale in tribù, adottando, per la prima volta, la denominazione di Psalliota, riservata ai funghi con gambo munito di anello con spore colore porpora, comprendente quindi gli attuali Agaricus.

Solo attraverso ulteriori ricombinazioni, dovute ancora a Fries (“Epicrisis”, 1831 e “Monographia”, 1857), si perviene alla creazione del sottogenere Psalliota che si sostituisce alla precedente “tribù”.

Sono necessarie ulteriori ricombinazioni dovute a Paul Kummer(3) (1871) che elevò il sottogenere Psalliota al rango di genere ma ancora in senso ampio comprensivo di Stropharia e a Lucien Quélet(4) (1872) che elevò tutti i sottogeneri precedenti al rango di “genere” estrapolando, così, le Stropharie dalla precedente collocazione nel sottogenere Psalliota che, finalmente, costituisce genere autonomo.

Con le numerose operazioni di smembramento e ricombinazione, purtroppo l’originaria denominazione di Agaricus viene fatta completamente sparire, in netta contraddizione con le norme di Nomenclatura Botanica che prevedono che il nome Agaricus deve essere mantenuto per uno dei nuovi generi.

Si deve, infine, a Petter Karsten(5) (1879) l’adozione definitiva del nome Agaricus in sostituzione di Psalliota.

Allo stato attuale, la denominazione corretta per il genere derivato dal sottogenere Psalliota di Fries, a tutti gli effetti nomenclaturali ed in accordo con le disposizioni del Codice di Nomenclatura, è Agaricus. [Cappelli, 1984]

Genere Agaricus L. : Fr. 1753

Al genere appartengono basidiomi con crescita terricola o, in pochi casi, fimicola ma mai lignicola [Cappelli, 1984], di piccole, medie e grandi dimensioni, generalmente carnosi, con tipica nutrizione saprofitica anche se le specie crescenti in prossimità degli alberi lasciano pensare ad una probabile forma di nutrizione micorrizica [La Chiusa, 2013]. In merito è opportuno precisare che alcuni micologi considerano le varie specie appartenenti al genere quali simbionti con piante erbacee. Tutte le specie appartenenti al genere hanno uno sviluppo bivelangiocarpico, ovvero risultano ricoperti, specialmente nella fase iniziale di crescita, da due veli: uno detto generale che avvolge l’intero carpoforo, l’altro detto parziale che ricopre l’imenio, parte fertile del fungo, anche se entrambi i veli, specialmente quello generale, possono essere poco persistenti e molto fugaci tanto da non lasciare alcuna traccia a maturazione dello sporoforo. [Galli, 2004].

I carpofori si presentano carnosi, eterogenei (quanto presentano struttura molecolare diversa tra cappello e gambo e, di conseguenza, sono facilmente separabili l’uno dall’altro), con imenoforo (parte fertile del fungo ove maturano le spore) non asportabile; con residui del velo generale presenti solo in alcune specie con resti alla base del gambo sotto forma di placche o fiocchi; mentre i resti del velo parziale sono sempre presenti in tutte le specie sotto forma di anello semplice o doppio [Boccardo ed altri, 2013].

Il genere Agaricus risulta facilmente identificabile dal semplice esame delle caratteristiche morfologiche. L’elemento maggiormente caratterizzante è costituito dal colore delle lamelle che, a seconda delle varie specie, varia dal grigio-biancastro al rosa-grigiastro, al rosa-beige, al rosa chiaro nei primi stadi di sviluppo dei carpofori per divenire, con l’avanzare della maturazione, sempre più scuro verso tonalità rosa-rossastre, rosa-brunastre, bruno, fino al bruno-porpora o bruno-nerastro negli esemplari in avanzato stato di maturazione. Il colore delle lamelle è conseguenziale al colore delle spore che maturando assumono tonalità sempre più scure con chiara identificazione di carpofori appartenenti al gruppo dei funghi iantinosporei, ovvero con spore di colore bruno-porpora.

E’ possibile pervenire alla determinazione delle singole specie osservando, nelle varie combinazioni, i caratteri macroscopici dei singoli carpofori quali, ad esempio, la conformazione dei residui velari, in particolare la posizione e la forma dell’anello (supero, infero, semplice, doppio, a ruota dentata ecc.), la desquamazione della superficie del cappello, il viraggio della superficie per sfregamento, il colore della carne al taglio [Cappelli, 2010]. E’ importante fare riferimento, sempre ai fini della determinazione della specie, anche ai caratteri organolettici, in particolare all’odore. In generale un intenso viraggio al giallo, conseguente allo strofinio delle superfici o al taglio della carne concentrato nella parte bassa del gambo, unitamente ad un apprezzabile odore di iodoformio o di fenolo (inchiostro, inchiostro di china), è identificativo di specie tossiche causa di sindrome gastroenterica, quindi non utilizzabili per il consumo; mentre un piacevole odore di anice o di mandorle è identificativo di specie commestibili. Preferiamo, ritendo che l’argomento sia molto vasto e, di conseguenza, poco agevole da trattare nelle poche righe di una “Riflessione Micologica”, invitare il lettore al suo approfondimento consultando i testi e, in particolare, le monografie indicate nella bibliografia a corredo.

Agaricus urinascens (Jul. Schäff. & F. H. MØller) Singer

Lilloa 22: 431 (1951)

Basionimo: Psalliota urinascens Jul. Schäff. & F.H. Møller 1938

Posizione sistematica: classe Basidiomycetes, ordine Agaricales, famiglia Agaricaceae, genere Agaricus

Etimologia: Agaricus dal greco agarikòn = campestre con riferimento alla tipica crescita su prati e campi e pascoli ricchi di humus;

urinascens = attinente all’urina per il caratteristico odore che emana a maturazione avanzata o, secondo alcuni autori, per la colorazione giallastra, simile al colore dell’urina, che assume allo sfregamento [Oppicelli, 2012].

Principali sinonimi: Agaricus crocodilinus Murril (1912); Agaricus macrosporus (F.H. Møller & Jul. Schäff.) Pilát (1951); Agaricus stramineus (Jul. Schäff. & F.H. Møller) Singer (1951); Agaricus excellens  F.H. Møller (1952); Agaricus albertii Bon (1988).

Nomi volgari: Prataiolo

Nomi dialettali: come ormai nelle nostre abitudini riportiamo solo i nomi in uso in Sicilia: Prataiolu; Funciu cuppiteddu; Funciu cuppuneddu; Funciu cappuni [in uso, quest’ultimo, nel territorio di Floresta e Tortorici (ME) e Troina (EN)]; Funciu di terra (in uso nel territorio di Caltagirone) [Bonazzi, 2003].

Descrizione macroscopica

Si presenta, nell’insieme, di grandi dimensioni, con portamento tozzo caratterizzato da un largo cappello su un gambo generalmente piuttosto corto. Si riconosce facilmente per la cuticola bianco-candido negli esemplari giovani e giallo-camoscio in quelli adulti facilmente staccabile dalla carne del cappello, per l’anello doppio a ruota dentata, per le numerose squamette che adornano la parte bassa del gambo, per la carne arrossante alla base del gambo, per l’odore di mandorle amare o di anice negli esemplari giovani e di ammoniaca (urina) negli esemplari adulti. Microscopicamente è caratterizzato dalle grandi dimensioni delle spore che lo diversificano dalle altre specie del genere.

Cappello di medio-grandi dimensioni, raggiunge e supera facilmente i 20-25 cm. di diametro, raggiungendo, a volte, dimensioni anche maggiori. Di consistenza molto carnosa e compatta. Inizialmente emisferico poi, verso la maturazione, sempre più piano ed appiattito al centro, con il margine eccedente caratterizzato dai residui bianchi del velo parziale. Cuticola inizialmente liscia di colore bianco, bianco-avorio, poi, verso la maturazione, di colore giallastro, giallo-paglierino, ingiallente per sfregamento e finemente fioccosa con piccole squame concolori, spesso screpolata- areolata a tempo secco. Imenoforo a lamelle libere al gambo (quando si interrompono prima di giungere al gambo con il quale non hanno alcun contatto), molto fitte e strette, intervallate da lamellule (struttura lamellare di dimensioni ridotte che si interrompe prima di giungere al gambo interponendosi tra le lamelle stesse), inizialmente di colore biancastro poi, verso la maturazione, grigio-rosa chiaro, grigio carnicino ed infine, a maturazione avanzata, bruno-nerastre. Gambo generalmente corto e tozzo, robusto, a volte slanciato, inizialmente fusiforme, poi cilindrico, napiforme e leggermente radicante; pieno e a maturazione midolloso. Bianco, liscio sopra l’anello e ricoperto da numerosi fiocchetti bianchi sotto, leggermente rosato all’apice. Anello supero (quando si forma iniziando dalla parte alta del gambo allargandosi verso il basso), doppio, ampio e membranoso, liscio nella pagina superiore, ricoperto da numerose squamule fioccose nella pagina inferiore ove si presenta a ruota dentata. Carne molto consistente e spessa, bianca, tendente al rossastro alla base del gambo con un leggero viraggio al taglio verso un colore rosa-ruggine. Odore di anice o di mandorle amare negli esemplari giovani, di urina a maturazione avanzata. Sapore gradevole.

Habitat

Agaricus urinascens

specie comune, fruttifica nei prati o nei pascoli, sia in quelli di bassa collina, sia in quelli di alta montagna, da primavera avanzata fino a tardo autunno. Ritenuto da alcuni autori specie saprotrofa, da altri invece simbionte-micorrizica con piante erbacee. Cresce singola o gregaria, spesso in gruppi di numerosi esemplari disposti a semicerchio o a cerchio (cerchio delle streghe). Specie eliofila (quando ha predisposizione a svilupparsi bene sotto la luce diretta del sole).

Commestibilità

Ottimo commestibile da giovane. Si consiglia di non consumare esemplari in avanzato stato di maturazione, facilmente identificabili per il colore bruno-nerastro delle lamelle. In considerazione della notevole capacità, tipica a tutte le specie appartenenti al genere Agaricus, di assorbire metalli pesanti(6), si consiglia un consumo moderato, non abbandonate e mai in pasti ravvicinati.

Note per i raccoglitori

Riteniamo opportuno consigliare di fare molta attenzione, in fase di raccolta, a non confondere le varie specie di Agaricus con le Amanite di colore bianco, specie velenoso-mortali, che, per la similarità del colore del cappello, inducono facilmente, specialmente i raccoglitori poco esperti, all’errore. Queste si differenziano dalle varie specie di agarici per l’habitat di crescita prettamente boschivo, per la presenza, alla base del gambo, della volva (residuo del velo generale che avvolge la base dl gambo assumendo conformazione diversa a seconda della specie fungina di appartenenza), e, soprattutto, per il colore delle lamelle sempre bianco. Ricordiamo che in tutte le specie fungine appartenenti al genere Agaricus, le lamelle non sono mai bianche assumendo, fin dall’inizio colore grigio chiaro, poi rosato e, verso la maturazione, bruno-nerastro sempre più intenso. In letteratura sono citati numerosi casi di intossicazione, a volte con esiti irreversibili, dovuti al consumo di Amanita verna scambiata, in fase di raccolta, per innocui prataioli.

Curiosità tassonomiche

Tra i numerosi sinonimi che identificano A. urinascens, ci piace evidenziare la notevole diffusione che l’epiteto binomiale A. macrosporus ha avuto in passato, ed ancora oggi, tra numerosi micologi e appassionati di micologia. Tale denominazione gli venne attribuita nel 1951 da Albert Pilàt (Botanico e micologo cecoslovacco, Praga 2 novembre 1903 – 29 maggio 1974) a seguito della ricombinazione della precedente denominazione Psalliota macrospora del 1938. In ogni caso la ricombinazione in A. macrosporus viene ritenuta illegittima in quanto si tratta di epiteto precedentemente occupato [Cappelli, 2011].

Specie simili

  • Agaricus arvensis Schaeff. : Fr. (1774)

Presenta numerose affinità con A. urinascens quali, ad esempio, il colore bianco del cappello ingiallente al tocco; l’anello supero, doppio ed a ruota dentata. Si differenzia per le dimensioni minori (15 cm. circa), per il cappello spesso con sezione a forma trapezoidale; per la cuticola difficilmente screpolata; per il gambo slanciato e robusto, non bulboso, sempre liscio o appena fioccoso alla estremità della base.

  • Agaricus macrocarpus F.H. Møller (1952)

Tendenzialmente molto simile specialmente per il colore del cappello che da bianco iniziale si porta, verso la maturazione, su colori sempre più intensi tendenti al crema-ocraceo; si differisce per il gambo bulboso caratterizzato da bulbo arrotondato o marginato, con fioccosità prevalenti alla base; per l’habitat di crescita prevalentemente boschivo a ai margini del bosco e per le dimensioni delle spore inferiori a 10 µm.

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(1)  Carl von Linnè, italianizzato in Carlo Linneo (Rashult, 23 maggio 1707 – Uppsala, 10 gennaio 1778) medico, botanico e naturalista svedese, viene considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli esseri viventi. Ideatore del sistema binomiale con il quale tutti gli esseri viventi, compresi i funghi, vengono identificati [Brunori ed altri, 2014].

(2) Elias Magnus Fries (Femsjö, 15 agosto 1794 – Uppsala, 8 febbraio 1878), micologo e botanico svedese, viene riconosciuto come il padre della moderna nomenclatura micologica in quanto “Systema Mycologicum”, una tra le sue opere più importanti, per unanime decisione del congresso internazionale di Bruxelles del 1910, viene considerata il punto di partenza per la moderna nomenclatura micologica [Brunori ed altri, 2014] .

(3) Paul Kummer (Zerbst, 22 agosto 1834 – Hann. Münden, 7 luglio 1912) religioso, insegnante e micologo tedesco, è stato il primo autore ad elevare a dignità di genere alcuni gruppi fungini quali, ad esempio, Hebeloma, Entoloma, Pluteus, Volvaria, Psalliota, precedentemente considerati da Fries quali appartenenti a tribù o sottogeneri del genere Agaricus [Brunori ed altri, 2014].

(4) Lucien Quélet (Montécheroux, 14 luglio 1832 – Hérimoncourt, 25 agosto 1899) naturalista e micologo francese, fu il primo ad utilizzare i caratteri organolettici dei funghi legati al sapore, all’odore al colore ed al viraggio della carne quali elementi distintivi delle varie specie fungine di appartenenza [Brunori ed altri, 2014].

(5) Petter Adolf Karsten (Merimasku, 16 febbraio 1834 – 22 marzo 1917) micologo finlandese. Per le numerose opere di natura micologica prodotte, viene considerato il successore dell’opera di Fries [Brunori ed altri, 2014].

(6) E’ stato ampiamente dimostrato, attraverso approfonditi studi specifici, che il genere Agaricus presenta un elevato potenziale assorbente di elementi chimici, in particolare di metalli pesanti quali: cadmio, piombo, mercurio, argento, zinco. E’ stato anche dimostrato che gli esemplari di dimensioni maggiori sono quelli che riescono ad accumulare una maggiore percentuale di metalli pesanti in maniera indipendente dalla eventuale presenza di questi ultimi nel substrato di crescita. A. urinascens, protagonista della nostra “Riflessione Micologica”, sembra essere la specie maggiormente dotata di potere assorbente verso il cadmio [Galli, 2004].

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Foto: Angelo Miceli e Mario Mondello

Bibliografia di approfondimento

  • Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca – 2008: Funghi d’Italia. Zanichelli. Bologna (ristampa 2013)
  • Bonazzi Ulderico – 2003: Dizionario dei nomi volgari e dialettali dei funghi in Italia e nel Canton Ticino. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici. Trento
  • Brunori Andrea, Cassinis Alessandro – 2014: I funghi nella storia. Sandro Teti Editore, Roma
  • Cappelli Alberto – 1984: Agaricus L. : Fr. Collana Fungi Europaei. Libreria editrice Biella Giovanna. Saronno
  • Cappelli Alberto – 2010: Approccio al genere Agaricus – I.  Rivista di Micologia, Anno LIII n. 2: 99-118. A.M.B.. Trento
  • Cappelli Alberto – 2011: Approccio al genere Agaricus – IV.  Rivista di Micologia, Anno LIV n. 1: 3-27. A.M.B.. Trento
  • Consiglio Giovanni, Papetti Carlo – 2009: Atlante Fotografico dei Funghi d’Italia, Vol. 3. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici. Trento
  • Galli Roberto – 2004: Gli Agaricus. dalla Natura. Milano
  • IF – Index Fungorum database. www.indexfungorum.org (ultima consultazione giugno 2018)
  • La Chiusa Lillo – 2013: Funghi Agaricoidi. Vol. 1 – Agaricaceae. ANDER Editore, Monza
  • MBMycobank database. www.mycobank.org (ultima consultazione giugno 2018)
  • Oppicelli Nicolò – 2012: I funghi e i loro segreti. Erredi Grafiche Editoriali, Trento
  • Parra Sánchez L. A.- 2013: Agaricus L. – Allopsalliota (Parte II). Candusso Editrice, Varese