Pulchroboletus roseoalbidus (Alessio & Littini) Gelardi, Vizzini & Simonini

Abbiamo più volte ripetuto, nel contesto delle nostre “Riflessioni Micologiche”, come “l’Andar per Funghi”, nelle diverse stagioni dell’anno, anche quando la produzione fungina è scarsa o, come al momento (giugno 2016), in Sicilia e nelle zone nostrane del messinese, completamente assente, possa essere spesso motivo di svago, dedicandosi ad attività di natura complementare, come, ad esempio, la raccolta di origano, e, al contempo, possa offrire piacevoli sorprese come nell’imbattersi in specie fungine piuttosto rare e poco conosciute.

Pulchroboletus roseoalbidus
Pulchroboletus roseoalbidus
(Foto: F. Mondello)

Proprio questa sera (29 giugno 2016), durante il settimanale incontro dei soci del “Centro di Cultura Micologica”, mentre si stava illustrando, con l’ausilio di diapositive, le specie appartenenti alla Famiglia delle Boletaceae, uno dei più assidui frequentatori, al rientro da una “battuta ad origano”, ha portato, al fine di averne una corretta determinazione, alcuni esemplari di giovani carpofori che, stante alle caratteristiche peculiari, nonostante si tratti di specie piuttosto rara e poco segnalata in letteratura, grazie alla pluriennale esperienza ed alla comprovata capacità professionale dei micologi presenti, vengono immediatamente determinati  quali Pulchroboletus roseoalbus.

Il fatto, carica la molla della nostra curiosità e, al fine di soddisfare il nostro sempre crescente interesse per il “Mondo dei Funghi”, ci spinge ad approfondire l’argomento.

L’esame generale dei carpofori, limitato alla sola osservazione delle caratteristiche morfo cromatiche esterne, in particolare il colore del cappello bianco-rosato, comune a diverse specie, lasciano facilmente dedurre una notevole similarità con altre boletaceae quali Xerocomus armeniacus, Xerocomus persicolor e Xerocomus rubellus, tutte appartenenti al Genere Xerocomus nel quale il “Nostro Protagonista”, a seguito del suo primo ritrovamento veniva inserito per essere spostato, successivamente, prima nel Genere Boletus e poi nel Genere Pulchroboletus.

Pulchroboletus roseoalbidus
Pulchroboletus roseoalbidus
(Foto: F. Mondello)

Si tratta di una specie piuttosto rara e poco descritta in letteratura della quale sono segnalati pochi ritrovamenti: il primo nel 1986 in Gallura (Sardegna) ad opera di Giuseppe Littini con successiva descrizione, nel 1987, da parte dello stesso e di Carlo Luciano Alessio; in tale occasione gli veniva attribuita la denominazione di Xerocomus roseoalbidus (Cfr. R. Galli – 2013), ed inserita, appunto, nel Genere Xerocomus. Successivamente, a seguito recenti studi di natura morfologica ed in conseguenza di appurate correlazioni filogenetiche, condotti dai micologi Gelardi, Simonini e Vizzini, è stata riposizionata, nell’anno 2014, nel Genere Pulchroboletus, appositamente creato per ospitare la nuova specie che, tra l’altro, al momento attuale, è l’unica a farne parte. La sua posizione sistematica, in senso ascendente, la vuole inserita nella Famiglia Boletaceae, Ordine Boletales, Classe Basidiomycetes.

Fatta questa breve parentesi, necessaria a meglio comprendere l’evoluzione sistematica della specie, ci occupiamo, ora, del protagonista della nostra “Riflessione Micologica”:

Pulchroboletus roseoalbidus (Alessio & Littini) Gelardi, Vizzini & Simonini (2014)

si tratta di un piccolo macromicete che vive, in simbiosi ectomicorrizica, in boschi di latifoglie, tipicamente querce (Quercus cerris, Q. pubescens, Q. suber) o castagni (Castanea sativa) si caratterizza e si distingue dalle specie morfocromatiche similari (Xerocomus armeniacus, Xerocomus persicolor, Xerocomus rubellus), per il caratteristico colore rosa chiaro della carne nella zona sotto cuticolare e sopra imeniale. 

Cappello: di piccole-medie dimensioni, inizialmente emisferico, poi convesso-appianato con piccola depressione imbutiforme centrale; margine leggermente involuto con andamento irregolarmente sinuoso. Cuticola asciutta, rosata con zone biancastre, tendenti al crema-rosato.

Imenoforo: costituito da tubuli lunghi che si poggiano sul gambo in maniera adnata fino a leggermente decorrente, si presenta con colori tipicamente giallastri tendenti al giallo-verdastro. I pori, inizialmente piccoli, si allargano, con il progredire della maturità, assumendo un aspetto angoloso; di colore inizialmente giallo tendono, poi, al giallo-verdastro; alla digito pressione virano leggermente al blù-nerastro.

Gambo: tozzo, cilindrico, sinuoso, allargato all’apice, fusiforme alla base, pieno, duro alla digito pressione, fibrilloso e coriaceo, leggermente costolato nella zona superiore e punteggiato-pruinoso in quella mediana ed inferiore; spesso attaccato con il gambo di carpofori vicini. Prevalentemente di colore giallastro con toni rosso-brunastri alla base, blù-nerastri al tocco.

Pulchroboletus roseoalbidus (Foto: A. Miceli)
Pulchroboletus roseoalbidus
(Foto: A. Miceli)

Carne: inizialmente soda e compatta, poi, verso la maturazione, molle, crema-giallognola con toni rosati nella zona immediatamente sottostante la cuticola e in quella soprastante i tubuli; giallo-crema nel gambo con viraggio irregolare verso il grigio-bluastro.

Habitat: cresce, tipicamente, in simbiosi con latifoglie, specialmente querce (Quercus cerris, Q. pubescens, Q. suber) o castagni (Castanea sativa) si presenta singolo o cespitoso, unito per la base con quella di altri carpofori. Molto raro, pochi sono i ritrovamenti segnalati e limitati ad alcune regioni d’Italia.

Commestibilità: data la rarità della specie e le sparute descrizioni in letteratura, riteniamo debba essere considerata ignota.

Etimologia: dal latino roseus = roseo e albus = bianco – bianco rosato con espresso riferimento ai colori del cappello

Pulchroboletus roseoalbidus (Foto: A. Miceli)
Pulchroboletus roseoalbidus
(Foto: A. Miceli)

Sinonimi: Xerocomus roseoalbidus (Alessio & Littini (1987); Boletus Roseoalbidus (Alessio & Littini) G. Moreno & Heykoop (1995)

Ritrovamenti recenti: in data 27 giugno 2016 da parte del Sig. Paolo Currò (Centro di Cultura Micologica – Messina) in bosco di querce nei pressi di “Forte Campone” – Monti Peloritani – in località Musolino a circa 450-500 mt. s. l. m.

Descrizione della raccolta: n. 7 esemplari di piccole dimensioni: 4 allo stadio primordiale concresciuti tra di loro; 3 di dimensioni maggiori, 2- 4 cm., 2 dei quali, come per i precedenti, attaccati per il gambo ed il terzo, di dimensioni pressoché uguali, cresciuto singolarmente.  Tutti in fase già iniziata di disidratazione, motivo, questo, che non ha consentito di apprezzare pienamente il viraggio della carne al taglio che si è manifestato solo in maniera lieve e con maggiore concentrazione alla base del gambo.

Note: l’osservazione de visu ha evidenziato i seguenti particolari:

  • caratteristica bitonalità cromatica della carne del cappello che si presenta, al taglio, giallognola nella zona centrale con tonalità rosate nella parte sotto cuticolare e sopra imeniale. Tali colori sono nettamente contrastanti con i colori del gambo che, al taglio, da inizialmente giallognolo, vira con rapidità verso il grigio-azzurro.
  • tipicità della crescita connata tra i gambi dei vari esemplari rilevata nella quasi totalità degli esemplari esaminati.

Altri ritrovamenti: sempre nel territorio montano-forestale della provincia di Messina:  Monti Nebrodi, nel territorio di Castell’Umberto (ME) ed ancora Monti Peloritani – Messina (Cfr. F. Mondello – www.micologiamessinese.it)

Ritrovamenti successivi: 17 agosto 2016 – Bosco di San Leone – Monti Peloritani – Messina – Comune di Rometta superiore – bosco di querce a circa 700 mt. s.l.m., da parte di Angelo Miceli (Centro di Cultura Micologica – Messina)

Foto:

  • Franco Mondello – Angelo Miceli

Bibliografia essenziale:

  • Foiera Fabio, Lazzarini Ennio, Snabl Martin, Tani Oscar – 2000, Funghi Boleti. Calderini edagricole, Bologna
  • Galli Roberto – 2013: I Boleti. IV Edizione – Micologica, Pomezia

Riferimenti siti web: