Langermannia gigantea (Batsch) Rostk

“Accade spesso specie durante incontri di natura conviviale, che uno o più dei presenti, a conoscenza della mia ormai ben nota passione per lo studio dei funghi, mi rivolga qualche domanda, al fine di chiarire le proprie idee e conoscenze o anche per semplice curiosità, su questo meraviglioso mondo che da sempre ha destato l’interesse e la curiosità umana. E fu così che ieri l’altro (5 settembre 2015), sulla spiaggia di Rometta marea, ridente cittadina turistica affacciata sul litorale tirrenico della provincia di Messina, durante un incontro serale con numerosi amici per godere, attorno ad un fumante barbecue, della brezza marina serale in riva al mare a conclusione delle vacanze estive, uno dei presenti, appassionato di trekking, mi ha mostrato, sul proprio smart phone, la foto di un bellissimo esemplare fungino nel quale si era imbattuto durante una delle sue passeggiate naturalistiche, chiedendomi delucidazioni in merito alla sua denominazione e fornendomi, al contempo, lo spunto per questa ulteriore “Riflessione Micologica”.

Langermannia gigantea (Batsch) Rostk. = Calvatia gigantea (Batsch) Lloyd

Con la denominazione originaria di Lycoperdon giganteum, sostituita nel tempo con Langermannia gigantea e, ancora, con la più recente ed attuale denominazione di Calvatia gigantea, si è soliti fare riferimento ad un fungo facilmente identificabile stante le sue peculiari caratteristiche morfologiche e le notevoli dimensioni che generalmente raggiunge. Si posiziona, nella sistematica fungina, nel Genere Langermannia, Famiglia Lycoperdaceae, Ordine Lycoperdales, Classe Basidiomycetes; viene inserito nel Gruppo Informale dei Gasteromiceti (gruppo al quale appartengono funghi con forma globosa al cui interno si formano gli elementi riproduttivi: le spore). Ha dimensioni notevoli che si spingono fino ad un diametro di 50-70 cm, raggiungendo, per gli esemplari più grandi, un peso che può arrivare fino ai 20-25 chilogrammi. Si presenta globoso, privo di cappello e gambo.

Esoperidio (parte esterna che avvolge il fungo – vedi appresso) leggermente feltrato, di colore biancastro con tendenza a screpolarsi ed a scurire a maturazione.

Gleba (parte interna del fungo – vedi appresso) compatta, da inizialmente bianca a giallo-olivastro, poi bruno-olivastro e pulverulenta a maturazione.

Columella (parte della gleba – vedi appresso) assente.

Fruttifica generalmente in estate-autunno, in giardini, prati e pascoli, generalmente su resti marcescenti di piante morte presentandosi, quindi, come fungo saprofita. E’ ritenuto commestibile solo se consumato da giovane, fino a quando è ben consistente e la carne soda e bianca; viene maggiormente apprezzato se tagliato a fette e cucinato a cotoletta.

Non si può dire che i funghi appartenenti a tale gruppo siano inseriti in un ordine vero e proprio, tanto che più che di “Ordine” si può meglio parlare di “Gruppo Informale” in quanto il raggruppamento è piuttosto artificioso ma, in ogni caso, basato su caratteri morfologici comuni ben riscontrati nelle varie specie fungine che ne fanno parte. Al gruppo appartengono funghi di forma globosa, almeno nella fase iniziale della loro formazione, che racchiudono al proprio interno l’imenio (parte fertile del fungo ove si formano le spore) che, quindi, non è esposto all’aria; per tale caratteristica vengono inseriti nella Sottoclasse Gastromyceditae. Per maggiore chiarezza dobbiamo dire che i funghi con imenio esposto all’aria appartengono, invece, alla Sottoclasse Hymenomycetidae.

I Gasteromiceti sono racchiusi, nella generalità delle specie ad essi appartenenti, in un involucro esterno denominato “peridio”, delimitato, all’esterno, da uno strato detto “esoperidio” ed all’interno da uno detto “endoperidio”. All’interno del peridio è racchiusa la parte fertile del fungo chiamata “gleba” ove si formano le spore, deputate alla riproduzione della specie. In alcune specie, nella parte centrale della gleba, è presente una zona sterile chiamata “columella”. La dispersione delle spore, giunte a maturazione, avviene o in maniera naturale con la rottura del peridio attraverso l’apertura di uno o più pori apicali o in maniera meccanica con la rottura del peridio, che rimane permanentemente chiuso, per azioni esterne. In considerazione di ciò la dispersione delle spore avviene in maniera diversa a seconda della specie di appartenenza: le spore che a maturazione diventano masse pulverulente (Genere Lycoperdon, Calvatia, Langermannia, Bovista…) vengono disperse e diffuse dal vento; le spore che sono immerse in una gleba gelatinosa e maleodorante (Genere Phallus, Mutinus, Clathrus…) si disperdono per intervento degli insetti che attirati dal cattivo odore degli esemplari fungini fungono da veicolo di diffusione. Anche le specie ipogee (basidiomi che crescono sotto la superficie del terreno, esempio: Genere Rhizopogon) diffondono le proprie spore utilizzando, quale veicolo di diffusione, gli animali che attirati dal loro odore se ne cibano con conseguente dispersione delle spore.

I Gasteromiceti, come sopra accennato, si presentano, generalmente, in forma arrotondato-globosa e sono privi di cappello e gambo ben definiti. A questa regola fanno eccezione alcuni generi che inizialmente, nella fase primordiale della loro formazione, si presentano in forma sferica, assumendo, a maturazione, una forma generale con gambo e cappello definiti o quasi (Genere Tulostoma, Battaraea, Gyrophragmium, Phallus…).

Langermannia gigante
Langermannia gigante

Per completezza espositiva, concludendo la nostra “Riflessione Micologica”, ci piace precisare che ai Gasteromiceti appartengono le seguenti famiglie: Lycoperdaceae; Geastraceae; Sclerodermataceae; Nidulariaceae; Phallaceae; Hymenogastraceae.

Ricordiamo sempre, come ormai nelle nostre abitudini, di non consumare funghi della cui commestibilità non si è certi, richiedere sempre il giudizio di un micologo professionista accompagnato dal rilascio di certificazione mico-sanitaria.

Foto: Angelo Miceli

Bibliografia essenziale:

  • Boccardo Fabrizio, Traverso Mido, Vizzini Alfredo, Zotti Mirca, 2008: Funghi d’Italia, Zanichelli, Bologna (ristampa 2013)
  • Papetti Carlo, Consiglio Giovanni, Simonini Giampalolo, 2004: Atlante fotografico dei Funghi d’Italia. Vol. I (seconda ristampa), A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento
  • Phillips Roger, 1985: Riconoscere i funghi. Istituto Geografico De Agostini, Novara
  • Sarasini Mario, 2005: Gasteromiceti epigei. A.M.B. Fondazione Centro Studi Micologici, Trento

Riferimenti siti Web:

www.indexfungorum.org/
www.micologiamessinese.it
www.funghiitaliani.it/

Pubblicato su “I Sapori del Mio Sud” anno XII n. 126 gennaio 2016