Tricholoma equestre (L.) P. Kumm 1871

L’Agarico dei cavalieri, come comunemente viene conosciuto il protagonista di questa nostra “Riflessione Micologica”, ha attirato, da sempre, l’attenzione mangereccia dei ricercatori-micofagi per le sue – erroneamente ritenute – ottime qualità organolettiche che lo posizionavano tra i primi posti nella classifica dei funghi commestibili, si è reso protagonista, in tempi ormai lontani, di una serie di ricoveri ospedalieri con alcuni esiti mortali che hanno modificato integralmente la sua fama di ottimo commestibile.

Nell’autunno del 2001 la rivista scientifica “The New England Journal of Medicine” (NEJM) pubblica un dettagliato studio condotto da un gruppo di ricercatori francesi collegato a numerosi casi di grave rabdomiolisi (1) registrati in Francia tra l’anno 1992 e il 2000. Nel particolare si evidenziava che ben 12 pazienti, 7 donne e 5 uomini di diversa età, venivano ricoverati circa una settimana dopo aver consumato funghi raccolti nei boschi. Tutti i pazienti, come appurato, avevano mangiato funghi appartenenti alla specie Tricholoma equestre per almeno tre pasti abbondanti e consecutivi. La sintomatologia, comune a tutti i pazienti, veniva caratterizzata da fatica e debolezza accompagnata da mialgia soprattutto nella parte superiore delle gambe, che si manifestava 24 – 72 ore dopo l’ultimo consumo dei funghi. Ben tre dei pazienti, nonostante le cure ricevute, non riuscirono a superare gli effetti dell’intossicazione concludendo l’evoluzione della patologia con il decesso (Bedry R. e altri 2001).

Altro caso di rabdomiolisi per consumo di Tricholoma equestre fu segnalato in Polonia nel 2002 con il coinvolgimento di due persone (madre e figlio), concluso favorevolmente (Brunelli E. 2006 – con riferimento a Chodorowski Z. ed altri 2002). 

In conseguenza di tali episodi, anche se in Italia non sono mai stati registrati casi di intossicazione per il consumo di questa specie: Tricholoma equestre, ritenuto da sempre ottimo commestibile ed inserito tra i funghi eduli elencati negli allegati I e II del DPR n. 376/1995, veniva definitivamente bandito dalla commercializzazione con espressa Ordinanza del Ministero della salute che ne ha vietato la raccolta, commercializzazione, conservazione e consumo (Ordinanza del Ministro della Salute 20 agosto 2002:“Divieto di raccolta, commercializzazione e conservazione del fungo epigeo denominato Tricholoma equestre.” Pubblicata su Gazzetta Ufficiale n. 201 del 28.8.2002)

La specie, ritenuta causa di sindrome rabdomiolitica, (2) si posiziona, nella sistematica fungina, nel Genere Tricholoma, Famiglia Tricholomataceae, Ordine Agaricales, Classe Basidiomycetes.

Genere Tricholoma (Fr.) Staude 1857

Al Genere appartengono funghi terricoli, omogenei (quando cappello e gambo sono formati da struttura cellulare similare tanto che risulta difficile il distacco tra le due parti), carnosi, legati in simbiosi ectomicorrizica (quando le ife fungine si attorcigliano attorno alle radici degli alberi formando un manicotto ifale detto micoclena) con specie arboreree diverse sia di conifere sia di latifoglie. Le numerose specie appartenenti al Genere sono caratterizzate da:

Cappello: viscido o asciutto, generalmente con fibrille radiali, a volte con squame o scaglie più o meno regolari, in alcune specie umbonato; inizialmente emisferico-convesso, poi, verso la maturazione, piano-convesso. La colorazione, a seconda del genere, ruota su quattro colori fondamenti con sfumature e tinte di transizione: Bianco, dal bianco puro al crema-avorio; Giallo, dal colore paglia al giallo vivo, giallo-olivastro fino al verde oliva; Marrone, con le numerose sfumature intermedie dal bruno-chiaro, beige, nocciola, bruno-rosato, bruno-castano, bruno-fulvo, bruno-rossiccio fino al bruno-nerastro; Grigio, dal grigio-acciaio al grigio-topo, al grigio-nerastro fino a nero;

Imenoforo: a lamelle adnate, uncinate, smarginate, decorrenti per un dentino, mediamente fitte ed intercalate da lamellule (struttura similare alle lamelle che si interpone tra le lamelle stesse, con dimensioni minori. Ha origine dal margine del cappello e si interrompe prima di giungere al gambo), in alcune specie molto spaziate. Il colore variabile dal bianco-biancastro al grigio, grigio-verdognolo al giallo più o mento intenso.

Gambo: centrale, generalmente cilindrico, in alcune specie globoso-ventricoso, bulboso o dilatato alla base, a volte radicante; superficie asciutta, liscia, in alcune specie pruinosa, forforacea, punteggiata, granulosa; colore uniforme a volte con sfumature.

Tricholoma equestre (L.) P. Kumm 1871

Cappello: di medie–grandi dimensioni (5-15 cm), carnoso, inizialmente convesso-campanulato, successivamente, verso la maturazione, appianato, a volte con leggero umbone (protuberanza più o meno accentuata al centro del cappello). Superficie asciutta e leggermente viscosa a tempo umido, di colore giallo, giallo-dorato, giallo-fulvo, ornata da piccole squamette nella zona centrale di colore bruno-rossastre. Margine sottile, inizialmente involuto, poi disteso, lobato ed irregolare.

Imenoforo: lamelle fitte ed intercalate da numerose lamellule (quando si presentano meno lunghe delle lamelle e partendo dal margine si interrompono prima di raggiungere il gambo), da libere a smarginate (quando prima di unirsi al gambo formano una piccola ansa concava), di colore giallo intenso, giallo-zolfo, giallo-oro tendenti a scurire verso la maturità, con il filo intero. Spore in massa bianche.

Gambo: cilindrico e regolare, subcilindrico, slanciato, spesso ingrossato alla base, a volte grosso, tozzo, ricurvo e panciuto. Asciutto, liscio, concolore al cappello, giallo chiaro all’apice, più scuro nella zona mediana, giallo-brunastro alla base per la presenza di fibrille più scure.

Carne: compatta, fibrosa nel gambo, bianca con sfumature ocraceo-gialline nella parte esterna, odore gradevole leggermente fungino-farinoso, sapore dolciastro.

Habitat: nel periodo autunnale a gruppi di più esemplari in simbiosi con pini

Commestibilità: Tossico – velenoso. Causa sindrome rabdomiolitica.

Etimologia: dal latino equester = equestre per la similarità con il colore della decorazione dell’Ordine dei Cavalieri della Stella Polare

Basionimo:

  • Agaricus equestris L. 1753

Sinonimi:

  • Tricholoma auratum (Fries) Gillet 1874
  • Tricholoma flavovirens (Pers.) Lundell 1942

Nomi volgari: Agarico dei cavalieri; Agarico equestre; Monachella gialla; Cicalotto giallo.

Specie simili:

  • Tricholoma sulphureum (Bull.) P. Kumm 1871

Specie piccola ed esile, si differisce per il colore delle lamelle che si presentano di un giallo attenuato, meno intenso; per il colore della carne che si presenta gialla anche nella parte interna e per il forte odore di zolfo che emana.

  • Cortinarius splendens Rob. Henry 1939

Specie velenosa, causa di numerosi avvelenamenti anche mortali, si differenzia da T. equestre per il cappello più liscio e viscoso, per la presenza di cortina o resti di cortina sul gambo, di bulbo marginato alla base del gambo e per il colore delle lamelle che da giallo diventano color ruggine per la maturazione delle spore.

Note conclusive:

Le vicende delle quali si è reso protagonista questo meraviglioso “Agarico dei Cavalieri”, avvalorano, ancora una volta, l’assunto che l’immenso “Regno dei Funghi”, nonostante le numerose conoscenze scientifiche alle quali attraverso i secoli si è pervenuti, rimane sempre semisconosciuto lasciando facilmente dedurre che ancora molto c’è da scoprire e da conoscere.

Il giudizio di commestibilità su questo fungo, considerato per lungo tempo ottimo è stato completamente ribaltato dal manifestarsi di vari episodi di intossicazione che suggeriscono, anche a quanti ritengono di essere “esperti” nel riconoscimento dei funghi, di usare prudenza nella raccolta e nel consumo degli stessi. A poco, o nulla, valgono le giustificazioni di quanti sostengono…”lo mangio da quarant’anni”… con i funghi le precauzioni non sono mai troppe! E, soprattutto, non fidarsi mai del parere dei “così detti esperti”.

Consigliamo, come sempre abbiamo fatto, di acquisire, prima del consumo dei funghi, il parere dei micologi addetti al riconoscimento delle specie fungine richiedendo il rilascio della certificazione di commestibilità; il servizio è prestato gratuitamente su tutto il territorio nazionale.

Ritenendo, ancora, che non è la prima volta che si verificano fatti simili (vedi Gyromitra esculenta in passato commestibile ora, come accertato, tossico-velenoso), va da se che quanti operano costantemente nel settore in forma professionale sono aggiornati sulle ultime scoperte e quindi a conoscenza di eventuali nuovi studi che possono incidere sul giudizio di commestibilità delle varie specie.

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  1. Rabdomiolisi: patologia umana di grave entità che causa un processo degenerativo della muscolatura liscia e striata. Viene attribuita a cause diverse quali: traumi, sforzi eccessivi e prolungati, farmaci, droghe (cocaina, eroina) e, con riferimento a quanto nel contesto trattato, all’ingestione di tossine contenute nel fungo Tricholoma equestre.
  2. Sindrome rabdomiolitica: viene inserita, in considerazione del tempo di insorgenza, tra le sindromi a lunga latenza (quando i sintomi di intossicazione si manifestano dopo le 6 ore dal consumo dei funghi), si manifesta, generalmente, tra 24-72 ore dopo l’ingestione di abbondanti e ripetuti pasti a base di Tricholoma equestre (anche Russula subnigrigans, specie non presente in Europa, è ritenuta responsabile della sindrome). Si manifesta inizialmente con marcata astenia, dolori muscolari localizzati prevalentemente alle gambe, sudorazione, nausea (senza vomito), urine rosso-scuro (color coca cola). La sintomatologia si aggrava progressivamente con insorgenza di iperpiressia (oltre i 42° C), aritmie acute, miocardite acuta, dispnea, grave alterazione della funzione renale, lesioni muscolari al miocardio ed al diaframma, arresto cardiaco, decesso. Un pronto intervento ospedaliero, effettuato nelle prime fasi dell’insorgenza dei sintomi, riesce a risolvere positivamente l’intossicazione.

E’ stato ipotizzato, anzi affermato – in maniera erronea – dopo uno studio condotto da Liu Jikai e da un gruppo di ricercatori cinesi del Kunming Institute of Botany, Chinese Academy of Sciences, con l’utilizzo di cavie da laboratorio, che anche Tricholoma terreum (fungo molto ricercato e consumato, conosciuto con il nome volgare di Moretta), contiene sostanze tossiche che possono causare sindrome rabdomiolitica (Hepeng J. 2014).

Tale affermazione ha aperto l’ennesima discussione sulla tossicità di specie fungine ritenute commestibili ed è stata contestata, in un primo tempo, da parte della USSM (Union Suisse des Sociétés de Mycologie) in associazione con la VAPKO (Association suisse des organes officiels de controle des champignons) con una presa di posizione a firma della tossicologa Katharina Schenk-Jager (Schenk-Jäger K. 2014) e, successivamente con una dettagliata pubblicazione da parte di un gruppo di micotossicologi italiani che ne hanno  totalmente contestato la validità  tanto nella impostazione scientifica quanto nelle conclusioni (Davoli P. e altri 2016 – Setti N. 2016), ritenendo lo studio dei ricercatori cinesi “improvvisato e superficiale a livello micologico e tossicologico” (Setti N. 2016) restituendo, pertanto Tricholoma terreum, come sempre stato, alla commestibilità ed al consumo.

 

E’ opportuno comunque evidenziare, rimanendo in linea con le nostre precedenti e numerose raccomandazioni sul consumo dei funghi, che questi, di qualunque specie, anche quelli considerati ottimi dal punto di vista gastronomico, non devono mai essere consumati in quantità eccessive ed in pasti ravvicinati.

Foto:

  • Franco Mondello
  • Vincenzo Visalli

Bibliografia essenziale:

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  • Assisi Francesca, Balestreri Stefano, Galli Roberto, 2008: Funghi velenosi. dalla Natura, Milano
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  • Bresadola Giacomo – 1927: Iconographia Mycologica, Vol. II.  Società Botanica Italiana, Milano
  • Brunelli Ermanno – 2006: Le nuove sindromi. Atti del 3° Convegno Internazionale di Micotossicologia. Pagine di Micologia 25: 15-20. AMB –   Centro Studi Micologici, Trento
  • Cetto Bruno – 1970: I funghi dal vero, Vol. 1. Saturnia, Trento
  • Davoli P. e altri – 2016: Comment on “Chemical and Toxicologican Investigations of a previously Unknown Poisonous European Mushroom Tricholoma terreum”. Chem. Eur. J. 22: 5786-5788
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  • Della Maggiora Marco, Mannini Maurizio – 2013: Funghi buoni … o “buoni da morire”. In A.G.M.T., 2013: Io sto con i Funghi. La Pieve Poligrafica, Villa Verucchio (RN): 171-204. (Seconda Edizione)
  • Galli Roberto – 2005: I Tricolomi. Dalla Natura, Milano
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  • Miceli Angelo – 2015: I funghi del tardo autunno e dell’inverno. NA.SA.TA Magazine – I Sapori del mio Sud – Periodico di informazione dei soci dell’Associazione Culturale Nasata. Anno XI n. 116: 11-12 – anche in “ADSeT/Momenti Culturali/Angelo Miceli” (www.adset.it); e in “MicologiaMessinese/Andar per funghi” (www.micologiamessinese.it)
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Riferimenti siti web: